lunedì 3 febbraio 2014

Imprevisti


Ti capita così, che un malanno.
Che un malannno diventa un'altra cosa.
E allora ieri l'anestesista brandendo il siringone mi chiede "dove abiti?", e io non faccio in tempo a rispondere perchè tutto si volta e si accartoccia e si dilata. Uno spettacolo. Voglio cacciarmi subito in quella roba lì, adesso non mi fa paura. Ci entro a passo di danza.
"In città?"
Ma non lo vedi? Che non ci sono più?
E i nostri corpi contengono i ricordi. Le carezze, le speranze, i sogni interrotti, le suole lise, qualche boccone di focaccia al sale grosso.
Mi lascio struggere di tenerezza, per questi poveri corpi indifesi: culi e schiene bianchi sotto i camicini da sala operatoria, malamente chiusi da dietro. Puoi essere tutto o niente, che qui si azzera ogni cosa.
Arranca la ragazza di vent'anni, non si riprende e la tengono dentro. Invece l'altra, più grande, che pareva di vetro, è già in piedi a trafficare nell'armadio. Chiama i suoi bambini al telefono.
Ci guardiamo appena, ma dolcemente, in una stanza che in poche ore ha preso ad assomigliarci. L'uomo è così, vuole fare tana, grotta, giaciglio. Cerca un modo per specchiarsi, nei luoghi.
Mi vesto, e infilarmi la maglia è ritrovare il mio odore.
Mi vesto, in pochi minuti ho riempito il borsone e infilato la tracolla.
"In bocca al lupo", dico voltandomi prima di uscire, e raccolgo tre sorrisi che porto con me, sotto una pioggia che non cessa.

P.s. ora sto bene, sono a casa, riposo per un paio di giorni e ne approfitto per fantasticare sulle mie vacanze estive :))

15 commenti:

  1. In nessun altro luogo come in una stanza di ospedale, cadono muri e certezze e anche quel camice sottile non basta a celare la nostra nudità davanti alla vita. Ma poi si esce più forti.
    Un forte abbraccio e riposati.

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  2. ci son passata pochi mesi, due giorni, operazione semi banale.. ma la paura mia non stava nell'oggetto dell'intervento, ma nel fatto che con l'anestesia privavamo a me il controllo totale del mio corpo.

    che dirti... un abbraccio mega e che sia per il meglio. bacio :*

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    1. A pensarci, faceva paura anche a me...invece poi, mi sono lasciata andare :)

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  3. io nel 2007 ho avuto un'operazione che mi ha tenuto qualche giorno in corsia d'ospedale. ricordo la sensazione di sicurezza che avevo entrando in sala operatoria. che è una cosa strana, no ?

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    1. In realtà è vero...è un luogo protetto. Anche la relazione cambia, appena varcata quella soglia.

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    2. esatto, protezione più che sicurezza

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  4. Buon riposo. Gli ospedali, un incubo per me.. e poi ci trovi dentro troppo spesso gente per cui sei solo lavoro. E' negata la tua fragilità, negato il rispetto per la sofferenza, ci trovi piuttosto disattenzione per il pudore di quelli che non a caso chiamano "pazienti". La mia di pazienza in quei casi vien meno. Rimettiti presto.

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    1. Devo dire Lara, che in questo caso, ho trovato un clima davvero "affettivo"...
      Un abbraccio :)

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  5. Anche io avevo una paura matta dell'anestesia, cioè avevo paura di non svegliarmi. Prima di addormentarmi ricordo che l'anestesista mi disse : pensa a qualcosa di bello- solo che io non avevo niente di bello a cui pensare, e la prima persona che mi venne in mente fu Ligabue (il cantante non il pittore, figurati com'ero messa !!!) . Un abbraccio forte! :)

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    1. Ma dai!!!! Il Liga. Cosa strana. Oddio, brutto brutto non è, ma c'è di meglio :)

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  6. Riguardati e guarisci presto.
    Un abbraccio!

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  7. Spero a parte le bellissime parole che questa esperienza ha fatto nascere, tu stia bene ora

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La vita è così, stupisce

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