Gli esseri umani contengono svariati ingredienti, miscelati in proporzioni dissimili.
Allegria, opportunismo, animosità e nostalgia q.b., ad esempio.
O pignoleria, dolcezza, determinazione e un pelo di presunzione. E via così.
A volte sono gli altri, con il loro farci da specchio a mostrarci di cosa siam fatti. Altre volte, immersi nelle contingenze, nel fare e nel dire, ne cogliamo da soli peso e misura.
Capita così che in questa fase della mia vita io faccia i conti con gli ingredienti base, quelli che rendono una donna con due braccia e due gambe, una Gioia fatta e finita.
Ad analizzarle bene, le due sostanze sembrano incompatibili quanto il limone e la panna montata.
Se però prendiamo come esempio la pizza, in cui acqua e farina la fanno da
padrone, possiamo osservare che i due ingredienti principali rappresentano in realtà degli opposti: secco,
polveroso e inerte il primo, liquido, argentino e vivo, il secondo.
Ingredienti per fare una Gioia:
Ingrediente A: Slancio verso l'altro.
E' l'ingrediente che fa di me un animale gregario, mai sazio di carezze e parole, capace di occuparsi nello stesso momento di un cuore infranto (al telefono), di un piatto su richiesta (ai fornelli), di un problema matematico (col labiale) e del campanello che trilla (sorvolando cani e oggetti sparsi).
Si incarna nell'attitudine a mettere da parte stanchezze ataviche e necessità impellenti dinnanzi a agli affetti, alla loro presenza, al bel dare. Si concretizza nel piacere viscerale di avvolgersi in quella trama densa e rassicurante che solo le corrispondenze amorose riescono a tessere.
Ingrediente B: Anelito alla tana.
Scoperto in fase recente - ma non per questo degno di minore rilevanza - si palesa in modo fulmineo e decretando una certa urgenza: la risposta dev'essere immediata e concreta.
Nel momento in cui B domina su A (abbastanza raramente, va detto), Sweet Joy deve far largo ad una sua riottosa e agguerrita copia.
Necessito in quei momenti di spazi e tempi assolutamente miei e desidero eseguire azioni per nulla consone alla vita comunitaria e vagamente triviali, tipo:
- aggirarmi seminuda per casa
- mangiare roba fredda in piedi davanti al frigo
- seminare la biancheria dove capita
- piazzare un pezzo dei Black Eyed Peas fino a far vibrare i bicchieri
- guardare per l'ennesima volta Ghost con un calice di Prosecco a destra ed il pacchetto di Kleenex a sinistra
- nutrirmi di cose tossiche
- svegliarmi alla 10, pranzare alle 11, fare merenda alle 17, cenare alle 22, fumare due sigarette alle 24 guardando le stelle e leggere/scrivere finchè la testa non crolla (orari assolutamente aleatori e passibili di modifiche).
In verità A tende a giocare sporco, in quanto ad un tratto (spesso al punto "nutrirmi di cose tossiche") manda avavti i sensi di colpa, suoi fidi emissari.
B in quel frangente può solo constatare la disfatta e ritirarsi in buon ordine, lasciando il campo ad A e alla sua fitta rete di gesti, parole e appaganti interdipendenze.
Questa salvifica dinamica, porta nel mio ecosistema una certa armonia, bilanciando le istanze e i vettori.
Ecco, l'importante è non prendere sotto gamba B, perchè a lui basta poco, ma se gli girano non ce n'è per nessuno.