giovedì 30 aprile 2015

Un giorno


E poi l'ho visto alzarsi
teso nello sforzo
muovere il primo passo,
rotondo e incerto.
Non è più mio, mi son detta
ma per lui allargavo labbra e braccia.
La mia vita
segnata dagli strappi
dagli addii
che forse ho saputo solo replicare.
"Perdi per paura di perdere"
mi dissero, sotto un ombrello rosso
e oggi mi par così vero
ma altro io non so.
Fatti tasca, penso
e non ci saranno più tasche
da cui cadere.


sabato 25 aprile 2015

Bella gente 2


E ti capita di essere in una sala d'aspetto.
La donna che entra, con grandi occhiali da sole, si muove in un modo che sai.
"Ehi, ma sei tu. Ciao. Quanto tempo". E la abbracci, e ti abbraccia.
Chiedi per sapere il suo tempo, chiedi perchè non hai voglia che lei domandi il tuo. E allora lei parla, con quel sorriso largo e le parole che si spingono in corsa, senza vuoti.
Sì tutto bene, sì il mio lavoro è sempre così appagantemeravigliosoperfetto, sì i bambini sono spettacolari, sì ci amiamo come non mai.
Speri che venga il tuo turno per entrare, invece no. Ti toccherà parlare. E purtroppo non sei più capace di dire "tutto bene".
Così racconti delle porte, dei vicoli, delle curve a gomito. Della pioggia. Dei colori che ci sono e non sapevi.
Tace, dice "non avrei mai pensato". Tu sorridi e rispondi "perchè no", e non è una domanda.
Tace e poi, tenendo gli occhi su un tronchetto della felicità (sempre odiato quelle foglie puntute e secche), narra un'altra storia. 
Il lavoro la mette a dura prova.
I bambini hanno i loro problemi, anche piuttosto densi.
E loro, loro due che nessuno mai penserebbe, così belli, socialmente impegnati, benestanti, lustri, loro provano ad amarsi ma non è facile. Specie dopo la depressione di lui. Specie dopo la scoperta, amara da raccontare qui, di fronte al tronchetto della felicità, che lui (sì, proprio lui) frequentava un centro massaggi orientale, meta di anime in cerca di contatti profondi. 
"Aveva bisogno di affetto", aggiunge.
Allora ti prende un groppone. Perchè pensi tante cose. Pensi che nulla è così lustro come appare e che non conosci mai qualcuno davvero e fino in fondo, anche se potresti disegnare il suo modo di inclinare la testa mentre taglia il pane a colazione. Pensi poi che la gente ha bisogno delle tue crepe, per raccontare le sue. 
E ti senti così uomo, tra gli uomini.

giovedì 23 aprile 2015

Bella gente



Non mi stanco di guardare questa nuova maestra che mi affianca. E' brava. Sa ascoltare, tiene gli occhi negli occhi dei bimbi, non giudica, ironizza senza svilire, porta aria buona. E' mamma, ha figli grandi, ma la risata cristallina è quella di una ragazza. Pare così in pace.
Provo trasporto e ammirazione incondizionata nei confronti di chi non mostra ombre. Di quelle rarissime anime belle che dalla prima stretta di mano stanno lì, per come sono, carne e ossa e storia. Sembrano dirti "eccomi qui, ho i miei casini, il culo grosso, piglio seicento euro al mese, soffro di reflusso gastrico. Ma oggi c'è il sole, cazzo. Piacere di conoscerti".

Ho chiesto ai miei alunni di quinta come si fa ad essere felici.
Alcune parole accomunano i loro testi, e paiono fiori: amare, condividere, lottare (per quello in cui si crede), esprimere, fidarsi. Cacchio, io sto ai primi step e non so se il grosso è fatto o deve ancora venire.
Aver cura di sè, dice qualcuno. Mi pare la summa di tutto.

giovedì 16 aprile 2015

A spasso


Ho fatto una passeggiata con i miei bimbi, quelli di prima e seconda. Belli assai, tutti a volermi dare la mano, che si è deciso di fare a turno. Il ciliegio, il pavone, il ruscello, tasche piene di semi rossi. 
Questa nuova generazione di piccoli umani è poco in connessione col tutto: individui a sè stanti, mondi che si sfiorano, occhi rivolti all'interno. Tizio era preoccupato per la sua allergia e si teneva distante dalle zone erbose, Caio temeva le zecche e Sempronia continuava a parlarmi di un esperimento scientifico che avrebbe fatto nel pomeriggio con la mamma. Rispettabilissimi pensieri, ma siamo qui adesso. Qui sul sentiero e l'asino raglia e il sole scalda. Qui, con i piedi e le mani.
Allora su per la collina, tutti quanti. E poi giù di corsa, che magari poi si cade e (se siamo fortunati) ci si sbuccia un ginocchio. Vuoi mettere poi, la soddisfazione di appiccicare un cerotto blu.

Ieri ho arrampicato, per la seconda volta. Minuti a cercare l'appoggio, l'aggancio, a misurare distanze, spazi verticali. Pensi un movimento, lo disegni prima di eseguirlo. Tendi e lasci andare, poi ancora tendi. 
A metà parete c'ero solo io - graziata da un tramonto rosolio - e il mio respiro, orologio del cuore. La roccia ha un suo odore: polvere, conchiglia, carbone, erbe.
Ho trattenuto ogni secondo provando a farlo minuto.

Questo primo caldo mi fa venir voglia di un abitino bello, leggero, fiorito. Di camminare con la coda di cavallo per vicoli dai panni stesi.

venerdì 10 aprile 2015

Fanciullo (sì, con la i e due l)



Esiste un prodigioso elemento, un fattore X, una ricetta antica e segreta? Grazie a quale magica alchimia un uomo e una donna riescono a tessere una trama larga ma fitta in cui riconoscersi, posarsi, avvolgersi, liberarsi? E cosa garantisce a questa trama colori sempre vivi e lunga resistenza delle fibre?
Domande pleonastiche da segaioli mentali. Anche perchè, ovviamente, si tratta sempre di questioni soggettive.
Per la mia amica M., ad esempio, era fondamentale che tutto fosse prevedibile. Muoversi nel già scritto, nel già visto, le procurava una sorta di estatico abbandono. Una vita solida, garantita da un partner affidabile. E lei decollava.
La questione va relativizzata.
Diciamo così. Per me, per questa Gioia lunga con la mente in corsa e le montagne in mente, tutto sta nel liberare il fanciullino. Allora le cose cambiano nome, e scappano slanci belli, capriole inattese. 
La dimora spazzata dalla tramontana è la casetta dei venti. Il divano acquistato in offerta lancio da Poltrone e Sofà è una barca verde che attraversa serate odorose di tigli. I salti sul letto dicono la mia allegria, una gonna rossa la mia voglia, il dono che impacchetto in un qualsiasi venerdì, il mio amore.

Un pezzo che scatena la mia fanciullina

domenica 5 aprile 2015

Abbracci


Quanto dura una vita? Così, di media, pare 79,4 anni.
Se arrotondiamo ad 80 e sottraiamo i primi quindici (infanzia e preadolescenza), arriviamo a circa 65 anni di vita e pensiero autonomi.
Mia nonna, che di anni ne ha 96, ne ha vissuti una cinquantina a fianco di un uomo che non amava nè aveva mai amato. Un uomo che non conosceva e del quale non sapeva il sapore, i sogni, le tempeste.
Oggi mi ha strapazzata un po'. Perché i separati non piacciono a Dio e lei da me, questo proprio non se l'aspettava. 
Abbiamo sempre discusso. In modo bello, acceso e forte, ma con la voglia di dirci. Nel periodo in cui ho vissuto da lei erano porte sbattute e silenzi e parole dure. Poi tutto finiva in un abbraccio morbido. Perché Amelia, alla fine, vedeva oltre. Oltre lo sgabuzzino in cui cuciva dall'alba, per pagare l'affitto e le bollette, chè quell'uomo sconosciuto se n'era andato al creatore senza lasciarle nulla. 
Allora oggi, non sono riuscita a dire. Vuoi la stanchezza, vuoi la fatica di star sempre lì a difendermi, a spiegare. Che le cose non sono quelle che sembrano, che ogni singolo gesto è dolore, storia, notti e giorni, vuoti e pieni. O forse l'ho vista troppo fragile, troppo piccola. Troppo lontana da quello che era. Ecco, forse oggi per la prima volta ho accettato una resa, mia e sua. 
E l'ho abbracciata prima di andare. Ed era come un addio.

La vita è così, stupisce

La vita è così, stupisce

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