venerdì 23 marzo 2018

Time

Mi sembra sia arrivata, nonostante il termometro. Me l’hanno detto i calabroni: come sempre di questi tempi, ieri lavoravano alacremente per cementare una decina di vecchi buchi sul muro esterno. Li tappano e poi se ne vanno, non li si vede più. Olli saltava al sole, cercava di prenderli, abbaiava.

Sta accadendo qualcosa che speravo non mi toccasse mai. Non sono fatta per spingere e sgomitare, per alzare la voce e far valere con la forza i miei diritti. Son vigliacca. Mollo, rinuncio, alzo le mani e accolgo la resa. 
Ma non è sano, non proteggo me stessa e le persone che amo. Quindi stavolta scendo in campo. 
Ecco, forse l’averlo deciso mi rende inquieta, esposta. Mai come in questi giorni provo rabbia e insofferenza nei confronti degli orari (ora di cena, ora di alzarsi, ora di andare alla riunione...), degli obblighi, dei tornelli e degli imbuti in cui infilarmi, a cui piegarmi, volente o nolente. 
Mi vien voglia di fare tutto a modo mio.
Di passare un intero pomeriggio a letto con il vassoio posato di lato, un po’ pranzo, un po’ cena.
Di farmi fuori tre stagioni di una buona serie, ore ed ore di assenza, di blackout, ottundimento.
Di stare mezza nuda, che pure non è stagione, ma qualsiasi bottone, elastico, zip, lacciolo, mi pare giogo, cappio.

E ancora mi tormenta la questione del tempo.
Resta l'impressione che qualcosa di incompiuto mi chiami, che un talento, un'inclinazione, chieda a gran voce degno ascolto, giusto spazio. C'è da fare, è richiesta la mia azione (no, davvero, nessuna presunzione) e l'orologio ticchetta. Ho poco da pensare, tocca agire in fretta.


venerdì 16 marzo 2018

Post molto lamentoso


Non ce la faccio più, oggi fanno dieci giorni di tempo di merda. Ok, intervallati da due mezze giornate variabili, ma sai che goduria. Inoltre pare che il fine settimana (nonchè l'inizio della prossima), tenga in serbo fresche e umide sorprese. Ho un bisogno assoluto di star fuori, camminare, annusare, scattare foto. Voglio i baci del sole, voglio le braccia scoperte. E' un'urgenza vitale, tanto che negli ultimi giorni ho cominciato ad annaspare in cerca del respiro. 
Fame d'aria, credo si chiami così.
Che poi il sole basterebbe a farmi contenta per metà, che è già qualcosa. Ma per la contentezza a tutto tondo vorrei che le braccia al sole potessimo metterle in due, possibilmente stesi su una coperta in un mare di crochi e primule. 
Sono cane, lo so e l'ho già detto mille volte. Sono cane da sempre, perchè i cani li capisco da come si muovono, da come guardano, perchè sono allergica ai gatti e, per quanto ci provi, i felini non so toccarli nel modo giusto. Sono cane perchè non godo di spirito svincolato e di lieta indipendenza. Io vivo connessa, fortemente connessa e le cose per me sono belle e bellissime quando le tocco assieme ad altre mani, o le attraverso insieme ad altre gambe. 
E mentre Dama scriveva dei cani dipendenti, della loro (assolutamente reale) ossequiosa fedeltà, ho sentito una fitta al cuore. Ho visto gli occhi dolci e pieni di domande della Olli, così amorevoli da far male, da farmi sentire inadeguata, mai abbastanza attenta, presente e pronta a infilare le scarpe appena smette di piovere, per una sgambata a due.
E tristemente, mi son sentita così tanto cane, così irrimediabilmente cane, da pensare che vorrei un paio di vibrisse.

lunedì 12 marzo 2018

Hobbies


Chiacchieriamo, prima di spegnere la luce. Scherziamo, sulle sue tante e intense passioni, sulla natura che ha, iperattiva.
- Sei fortunato, hai solo l'imbarazzo della scelta.
- Ma anche tu hai sempre mille cose, dai...
- Sì che ne ho mille, ma non sono travolgenti come le tue.
- Non è vero, sei sempre lì che traffichi su qualcosa.
- Boh. Io non ho hobbies. Anzi sì, ne ho uno solo, è che per applicarmi mi tocca aspettare te.
Rido.
- Scema.
- Scemo tu.
Ride.

C'è alll'inizio di ogni storia, un tempo vago e incompiuto in cui i pezzi dell'altro si svelano uno per volta. Mi è sempre tanto piaciuto quello spazio di ovatta e attese vibranti, in cui si può scegliere dove far luce. Le spalle, un ricordo d'infanzia, la curva della schiena, l'inclinazione per il cioccolato, le cartacce sul sedile del passeggero. Ogni volta un frammento si accosta ad altri, si somma al resto, compone un corpo, la sua storia, i suoi moti.
E anche le braccia prendono le misure e i passi, per allinearsi e trovare la cadenza. Le bocche si aprono troppo, poco, le lingue spingono decise, lievi, fino a quando trovano simmetria e concordanza o destano un gemito. Allora sì, va bene così, ti bacerò in questo modo, mi piace, mi piaci, assaggiami qui. Nel mischiarsi delle carni, in quella danza dolce, nelle odorose scie, nelle penombre, gronda la vita, spinge una forza antica. Questo è l'incanto.
Ma come si fa, a non covarne il desiderio, a non volersi immergere in quell'estratto di vita?
Onorare l'amore e tendere all'incanto anche dopo, quando è passato il tempo della scoperta, è per me una scelta consapevole e precisa. Perchè è un niente che la routine di tira dentro e ho lavorato tanto, ho un filo di mal di stomaco, fuori piove, ho litigato con la collega, sono stanca, sta per venirmi il ciclo. Un niente.
E allora io lo coltivo il mio hobby, ci metto passione. Sia mai.

sabato 10 marzo 2018

In pillole

E lucean le stelle
e olezzava la terra...
...E non ho amato mai tanto la vita!

Ho presentato ai ragazzi di quinta la Tosca: trama, testi, arie celebri. Proprio a loro, che per sembrar grandi cantano Rovazzi, Fedez e Fabri Fibra. A loro, che mi dicono Cremonini è vecchio.
Pensavo sarebbe stato difficile mostrare la grandezza di qualcosa che a dieci anni può suonare polveroso, ridondante, tremendamente distante.
Invece no. Non aspettavano altro che il momento in cui, alla fine delle lezioni, ci piazzavamo lì vicini vicini, libretto alla mano e fiato sospeso, a seguir la bella Tosca fra spasimanti e intrighi.
Che alla fine, quel muoio disperato, c'ha commosso tutti.
La maestra ci ha fatto ascoltare Tosca per farci conoscere la musica, il teatro e il canto, così dentro di noi le emozioni scoppiano e abbiamo tante idee per scrivere.
Son soddisfazioni.

E' difficile di questi tempi fare gli educatori. Soprattutto quando guardi con altri occhi - attenti, protettivi - alla rete, agli youtuber, alle storie di Instagram, alle insidie di Fb e agli influencer. Magari vai pure a guardare un po' in rete che faccia hanno questi nuovi guru e quali illuminazioni condividono, condiderando che pilotano scelte, opinioni, consumi.
Ecco, questa è un'influencer e ha 36 mila follower:

Voi direte "ma cosa vuoi che piloti questa cretina?", invece pare che si sia arricchita con la pubblicità e si mantenga grandemente, dopo esser stata colta da fulgido pensiero sulla strada di Damasco. Una trovata che rasenta il feticismo (o semplicemente l'assenza di cervello): la ragazza registra dei video in cui spiaccica la faccia su vari alimenti. E fine, è fatta. 36 mila follower.

Il cosmo, gli dei, Madre Natura, diano agli educatori gli strumenti per crescere ragazzi capaci di pensiero divergente. Amen.

sabato 3 marzo 2018

Chiave


Sette spose per sette fratelli. Lo guardai alla tv dai nonni, avrò avuto quattro anni. Ricordo perfettamente i miei goffi tentativi di emulare qualche passo, in particolare quello in cui si batte energicamente il tacco sull'impiantito.
E' inziato da qui, credo, il mio trasporto per il musical, che ha sempre avuto il potere di condurmi Altrove. In un posto bello, dove la gente canta e batte forte i piedi e piroetta prima di un bacio.


Poi è arrivata Mary Poppins, con il bellissimo sorriso di Julie Andrews e giù a danzare assieme allo spazzacamino intonando cristallina: "com'è bello passeggiar con te Bert, raro per davver sei tu" (la so ancora tutta, parola per parola).


A seguire il Mago di Oz, con lo struggimento che mi dava e tutt'ora mi procura il volto dolcissimo di Judy Garland che attacca una Over the Rainbow senza eguali.
Potrei andare avanti anno per anno, in una meravigliosa escalation tanto personale quanto relativamente condivisibile. Aggiungo solo che per la festa di laurea mi travestii da Satine, di Moulin Rouge e credo sia tutto detto.


L'altra sera ho finalmente visto La La Land, con Gosling e la Stone. Avevo letto le recensioni, pesato i commenti degli amici e della critica. E non so perchè ho procrastinato, forse temevo di aver perso l'incanto, l'occhio sgranato, il piedino che batte il tempo, la lacrima facile. Temevo di dover constatare, che non so più andare Altrove.
Invece non solo li ho raggiunti lassù, sopra la City of stars, ma ci sono arrivata volando, con le braccia spalancate e il sorriso fesso.
Ce l'ho ancora la chiave per Altrove, volevo dirvelo.

La vita è così, stupisce

La vita è così, stupisce

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