Non ho tantissimo tempo per scrivere ultimamente e quando finalmente mi scavo mezz'ora, le vocine smaniano, si dannano. Finiscila di perder tempo in cazzate, torna sui libri!
Ma siccome sono campionessa di orecchie da mercante, spernacchio le vocine e accendo il pc.
Durante l'estate ho avuto modo di saltabeccare in rete e di scovare diari sconosciuti, redatti da autori a me ignoti e commentati da altrettanto ignoti lettori.
A volte fa bene uscire dalla "comfort zone", addentrarsi in qualche inesplorato territorio che forse ci somiglia poco, ma fa luce su altre e nuove prospettive delle quali tocca sempre e comunque tener conto. In fondo, pare che la rete rappresenti in qualche modo la realtà, sia un po' lo specchio dello spazio/tempo che fisicamente attraversiamo ogni giorno.
Così mi è saltato all'occhio qualcosa che prima, da neofita, non avevo mai visto o colto. Ho avuto l'impressione che in molti casi si faccia ingresso nella casa di un altro con l'intento di scoprire polvere sugli scaffali, piatti nel lavello, letti disfatti, cibo scaduto in frigo. Sembra che in molti, alberghi il segreto piacere di cogliere in fallo, ravanare fra le contraddizioni, richiamare alla coerenza, bacchettare e mostrare la vera verità. Ma mica su temi scottanti, incisivi o fondanti. No no, è sufficiente dichiarare una smodata passione per le scarpe tacco dodici e il primo che passa butta là una pesantezza di commento in cui pesta duro sulla natura caduca ed effimera dell'uomo. Basta dire che le auto costose le guidano quelli col pisello piccolo, e giù teoremi infiniti sull'emancipazione femminile o i genitali dell'elefante indiano.
Sarò io che semplifico troppo. Che non guardo a questo spazio come l'occasione di salire in cattedra o di istruire e illuminare in qualche modo. Che se frequento la casa di un altro, le pagine del suo diario, è perchè le parole che sceglie hanno un senso per me: mi fanno bene o mi fan pensare.
Da parte mia cerco di raccontare le cose a modo, ma tratto argomenti assolutamente personali e piuttosto irrilevanti, che non chiedono di rimanere inscritti chissà dove o di risvegliare coscienze sopite. Mi appartiene il taglio soggettivo e diaristico, perchè da sempre la mia voglia è quella di dare corpo e voce all'ordinario: una foglia secca, un telo da mare blu, biscotti nel barattolo, post-it fra le pagine di un libro, insetti marroni (e questa è per l'amico Pier).
Ecco, nello stesso modo in cui entro a casa d'altri senza avvertire l'urgenza di passare un dito sulle mensole e scelgo chi frequentare col setaccio della prossimità, mi piacerebbe che nelle mie stanze colme di parole l'ospite trovasse piacevole stare. Nell'affinità e nella divergenza, con riscontro e confronto, nel silenzio e nel sapido dibattimento. Ma con il rispetto e la disposizione d'animo che ogni sano scambio contempla.
Leggermi può garbare, annoiare, dar fastidio. L'imporante è sapere che in giro c'è davvero tanto altro.
Ecco, nello stesso modo in cui entro a casa d'altri senza avvertire l'urgenza di passare un dito sulle mensole e scelgo chi frequentare col setaccio della prossimità, mi piacerebbe che nelle mie stanze colme di parole l'ospite trovasse piacevole stare. Nell'affinità e nella divergenza, con riscontro e confronto, nel silenzio e nel sapido dibattimento. Ma con il rispetto e la disposizione d'animo che ogni sano scambio contempla.
Leggermi può garbare, annoiare, dar fastidio. L'imporante è sapere che in giro c'è davvero tanto altro.