Sabato, mentre attraversavo il fiume Tagliamento, verde da confondere gli occhi, alla radio passava Dylan.
Nella tracolla dieci pagelle da compilare, la fotocamera, un libro della Szabo, un sacchetto di biscotti.
Ho pensato alla finestra che mi ha cambiato l'esistenza. Mi sono affacciata, ho guardato giù, e nulla è stato più quello che era. Da una finestra d'agosto è entrato l'universo intero, nella mia piccola vita quadrata di formica giudiziosa.
Grazie a quelle due ante aperte, sabato mi sono seduta a gambe incrociate, faccia al lago, pensando di scriver pagelle e mangiar biscotti. Invece, ho regalato le braccia nude al sole.
Domenica abbiamo varcato il confine. Vai di là e tutto rallenta, tutto torna a misura. Nella birra nera che sa di fumo, nel vento che segna gli occhi, nei muri imperfetti, storti e bellissimi, si trova casa.
Salendo in cima abbiamo riso. Di quel tale che l'altra sera passava in bicicletta e vedendoci abbracciati sotto il lampione ha detto: "tenle dure che se no e scjampe" (tienila stretta, altrimenti scappa).
Quel giorno d'agosto la formica ha lasciato il giudizio e aperto un varco nel quadrato: ora raccoglie provviste di mondo.