martedì 31 marzo 2015

Play a song for me


Sabato, mentre attraversavo il fiume Tagliamento, verde da confondere gli occhi, alla radio passava Dylan.
Nella tracolla dieci pagelle da compilare, la fotocamera, un libro della Szabo, un sacchetto di biscotti.
Ho pensato alla finestra che mi ha cambiato l'esistenza. Mi sono affacciata, ho guardato giù, e nulla è stato più quello che era. Da una finestra d'agosto è entrato l'universo intero, nella mia piccola vita quadrata di formica giudiziosa.
Grazie a quelle due ante aperte, sabato mi sono seduta a gambe incrociate, faccia al lago, pensando di scriver pagelle e mangiar biscotti. Invece, ho regalato le braccia nude al sole.

Domenica abbiamo varcato il confine. Vai di là e tutto rallenta, tutto torna a misura. Nella birra nera che sa di fumo, nel vento che segna gli occhi, nei muri imperfetti, storti e bellissimi, si trova casa. 
Salendo in cima abbiamo riso. Di quel tale che l'altra sera passava in bicicletta e vedendoci abbracciati sotto il lampione ha detto: "tenle dure che se no e scjampe" (tienila stretta, altrimenti scappa).

Quel giorno d'agosto la formica ha lasciato il giudizio e aperto un varco nel quadrato: ora raccoglie provviste di mondo.

mercoledì 25 marzo 2015

Polvere


Niente da fare, della polverina ho bisogno.
L'ho sempre messa, ci ho sempre condito tutto.
Che sia sbagliato, giusto, che sia comprensibile o meno: io con la polverina addosso ci sono nata. Era nel pacchetto, in dotazione, tutto compreso. Allora è inutile. Combattere questa mia indole estatica e protesa al sogno, questa mia necessità di ammantare di celeste. Di giallo. Di vita. Di bellezza.
Perchè voglio sorprendermi, soprendere, e voglio farlo finchè campo.
Perchè voglio il mio incanto.
Perchè gli amanti volano, le scarpe si animano, le parole fioriscono e le risate si rincorrono. 
E questo io voglio, per sempre.

lunedì 23 marzo 2015

Tre post al prezzo di uno

Ieri avevo scritto un post bellissimo.
Parlava di Heidi, Peter e Clara. Di come io mi fossi subito identificata in quella ragazzina malaticcia e portatrice insana di scarpe ortopediche.
Parlava anche dell'eclissi di sole.
Poi non so come, tra un salvataggio e l'altro ho cestinato il post. CE-STI-NA-TO.
Mi ha preso uno sconforto.

E' iniziata la stagione dei cammini, delle vette. Ieri siamo partiti tardi, poco prima delle cinque. Ci siamo sparati 800 metri di dislivello in un'ora e siamo scesi che faceva buio, quasi correndo, perchè si cominciava a veder poco. Dall'alto, il mondo degli uomini pare meno importante: gli alberi e i sassi dettano le loro leggi.
Non mi ero mai cambiata la maglietta umida a 1015 metri, mentre il sole scompare e tira un vento freddo di neve.

Vista dal Monte Brancot
Ho pensato per tutto il fine settimana al corpo, in senso ampio. Sarà per la mia formazione o per i miei trascorsi da psicomotricista, ma credo che il sesso (e per sesso intendo quel compenetrarsi, quel raccogliersi e raccogliere, quel perdere i propri confini e nel contempo ritrovarli) rappresenti la dimensione adulta dello stato fusionale. Nello stesso tempo però differenzia, mostra l'Altro in quanto altro da noi, ci mette in ascolto di istanze profonde, ci invita ad esprimere le nostre. Infine l'amore carnale trasfigura, libera la voce profonda e animale, come pochi altri atti nel corso di un'esistenza.
E' bellezza e dono, stupore e trasformazione, grandiosità ed evoluzione.

venerdì 13 marzo 2015

Giochi

Essere invitati ad un piagiama party non è mica da tutti.
Ebbene, io oggi sono una privilegiata.

Stamattina, nonostante mi stessi misurando con l'esordio di un vuoto pneumatico, ho fatto un gioco. Innanzitutto ho arrestato quel processo che fa andar giù il sassolino. Quando parte rotola e rotola e diventa macigno.
Ho aperto gli occhi. Dice Diamanta che è tutto a portata di mano, che basta guardare.
Il sole tiepido in faccia a ricreazione. Maestre sulla panchina, ognuna sotto l'involucro il suo ripieno, tenero: c'è un'energia bella che passa quando stiamo tutte lì con la tazza di tè e gli occhi ai bimbi, alle loro corse brade.
Un abbraccio inatteso. Un ricordo celeste che mi lascia languida. Il mio riflesso alla finestra, una ciocca di capelli da spostare dietro l'orecchio. Pantaloni nuovi misurati e subito comprati perchè cazzo, se mi fanno un bel culo.
E un bagno bollente, mentre il cielo si fa rosso.
Da rifare. Questo gioco bello, intendo.

giovedì 12 marzo 2015

Assoluti


Ho dentro tante storie. A volte sono sciolte e libere, altre volte stanno una dentro l'altra, come matrioske. Che se non racconto la storia grande, le piccole restano dentro, inespresse, silenti.
Per esempio oggi mi veniva da raccontare di tavolini al sole e odor di laguna. Di spaghetti rossi e vino bianco. Ma questa storia vuole che ne racconti un'altra, prima. Tacchi a spillo e rossetto carminio.

Amare in modo assoluto è in ogni caso perdersi. 
Chi ama in modo assoluto si dimentica di aver braccia, bocca, pelle. Ovvero, sa di essere corpo e vita solo quando è l'altro a farglielo presente. Ti abbraccio, ho braccia. Ti parlo, ho bocca. Ti sfioro, ho pelle.
Chi ama in modo assoluto si consegna. E colui che riceve deve fare largo, trovare spazio, inventare parole, costruire argini. 
Amare chi ama in modo assoluto non è facile. Annaffiare ma non troppo. Nutrire e potare. Proteggere ed esporre. Curare con dedizione, poi fare un passo indietro e osservare. 
Ci vuole fegato.

Ho dentro tante storie, ma spesso dimentico di essere una storia. Unica. Di aver davvero vissuto, inventato, viaggiato, sognato, volato. Di avere cervello, intuizioni, budella, slanci.
Di essere braccia, bocca, pelle

sabato 7 marzo 2015

Dream


Lei fa un sogno, la notte dopo aver osservato marito e moglie in pizzeria masticare un'ora di silenzio composto, cucito fitto fitto di rammarico e disprezzo. Volti vecchi, bocche aspre, occhi altrove.
Sogna Giovanni, il nonno tanto amato: le chiede come sta. Si raccomanda che sorrida, più che può, perché non vivrà a lungo. Così dice.
Però quel sogno al mattino non sa ricordarlo e forse resta lì, tra le pieghe del cuscino. Le sovviene nell'auto bianca in corsa, mentre la luce declina e tutto pare sospeso. Le sovviene mentre la agganciano gli occhi di un bambino, fermo con la sua bici in mezzo al niente e al tutto di un prato d'erba nuova davanti a monti antichi. La tengono stretta quegli occhi, finché l'auto non svolta e scompare. Allora ricorda il sogno.
Eppure, per sé, non si dà alcuna pena. Pensa solo che lascerebbe braccia e notti vuote e questo la addolora.
"Guarda che cielo", gli dice mentre l'auto bianca ancora va e si sta facendo notte.

domenica 1 marzo 2015

Oggetti d'amore


C'era questo bimbetto secco e pallido. Paolo, ma lo chiamavano Paolino. Ero piccola, non ricordo bene, ma credo venisse a Trieste dalla nonna soltanto nel periodo estivo.
L'avevamo conosciuto ai giardinetti, io e mamma. Lei aveva questo bel modo di fare con i bambini, allegro, dolce, leggero. E in quel quartiere di famiglie numerose, di case povere, non se ne vedevano di mamme così. 
Ho un'immagine chiara, nitida: mamma al sole fa un gioco con i sassolini, li fa saltare da una mano all'altra. Poco a poco si avvicinano bimbi piccoli e più grandi. Mi pare così bella, con i jeans stinti e la coda di cavallo. Vorrei urlare "andatevene di lì, questa è la mia mamma, è roba mia!", ma tutti ridono e lei ride con loro. Allora corro sotto lo scivolo, aspetto, aspetto che lei si accorga che non ci sono più.

Insomma dicevo di Paolino, che secondo me della mamma si era pure un po' innamorato. Viveva una situazione brutta a casa, brutta ai limiti dell'assistenza sociale, e quando poteva scappava da noi. La guardava con occhi persi, le dava la mano, le pendeva dalle labbra. Ebbene, io lo odiavo. Con tutta me stessa.

Pare che la gelosia sia un sentimento poco nobile, inutile, viziato da falsi bisogni, malato. Probabilmente è tutto molto corretto, ma è innegabile che la gelosia esista e che si palesi già in tenera età con forza dirompente. Quindi come la gioia, la rabbia, la tristezza, è parte di noi.

Mi capita ancora di essere là, sotto quello scivolo in attesa, mentre l'oggetto del mio amore ride al sole.

La vita è così, stupisce

La vita è così, stupisce

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