giovedì 26 maggio 2016

Porta consiglio

L'altra notte devo aver sognato moltissimo. Di solito, quando sogno compulsivamente mi sveglio stanca e vagamente irrequieta. A volte ricordo qualche immagine, soprattutto quelle nate alla luce del giorno, altre volte non so ripescare nulla.
Di sicuro nottetempo ho tentato di interrompere un sogno molesto, che mi turbava. Ne sono certissima perchè mi sono voltata di scatto, come a scacciarlo. E ho spalancato gli occhi.
Mentre cercavo di riprendere sonno, affiorava un vuoto sordo e doloroso, alla bocca dello stomaco. Salivano parole, che dovevo aver usato in sogno per spiegar qualcosa. 
Si può tradire solo quando non ci si consegna interi, veri.
Allora mi sono alzata, sono andata a bere un bicchier d'acqua. Che cazzo voleva mai dire "si può tradire solo quando non ci si consegna interi, veri"?
In cucina, scalza, al buio, ho capito. Quel tormento rispetto al tradire, e al subire tradimento, che inconsapevolmente manipolo da tempo nel tentativo di trovare una risposta illuminante, ha preso la forma evanescente e rivelatrice di un sogno a parole.
Certo. E' così. Possiamo tradire e non morirne, solo quando stiamo di fronte all'Altro incompleti, parziali. Quando una parte di noi (quella della miseria, dei limiti, meno brillante, lustra, poco amabile, ma sicuramente autentica) sfugge al nostro sguardo e di conseguenza anche allo sguardo dell'Altro. E' con quella parte celata che possiamo permetterci di mentire e omettere, di nascondere e ingannare, perchè quel pezzo di noi si nutre d'ombra e ombre scure genera.
Ci si illude, tradendo, di mettere assieme tutti i componenti, ci si racconta che sarà un Altro, a dipingerci il profilo e fare luce.
Tocca invece spogliarsi al sole, passare acqua fredda sulla faccia, cacciare i capelli indietro, la pancia di fuori. Tocca vedere anche miseria e alla miseria volere un po' di bene.
Quindi il mio motto è: 
CRUDA VERITA' FOREVER!
Mai prendersi per il culo, 
mai nascondersi dietro un dito, 
mai polvere sotto il tappeto,
mai giochi di prestigio. 
Spietata e nuda realtà senza costruzione alcuna, 
che il più volgare e bieco dei tradimenti,
è quello che infliggiamo a noi stessi.

giovedì 19 maggio 2016

A volte, no.


La mia versione oppositiva e caustica tende a spiazzare.
Se ad un tratto una "yes woman" si capacita che i "no" possono essere pronunciati senza produrre effetti devastanti e distruttivi, poi finisce per prenderci gusto. 
Dapprima li sussurra timidamente: si tappa le orecchie, sbircia da un solo occhio, e attende. Attende e trema. Poi si guarda attorno, incredula: nessun botto, nessuna voragine, nessun caduto. Le scappa un sorriso.
Questa fresca consapevolezza si accompagna ad una forma di orgoglio nuova, saporita, che prende sostanza quando mi volto, e guardo dietro. Non c'è più solo merda, non mi sembra di aver seminato cacca, macerie e dolore.
Lavorativamente parlando, per esempio, ho fatto tante cose. Importanti, belle. Ma soprattutto ho fatto svolte decise, pure difficili da condividere.
Dopo aver vinto un concorso, lavoravo nel pubblico: malattia pagata, permessi studio retribuiti, eccetera. Tenevo famiglia, un bimbo di due anni e un mutuo da pagare, ma di fronte alla possibilità di costruire qualcosa di mio, di poter davvero vivere ciò che mi pareva fatto per me (e di rientrare ogni sera con piglio gioioso e passo leggero), ho scaricato giù tutta quella "solidità".
Mai, mai pentita. Adesso probabilmente dormirei sonni più tranquilli, ma so di aver scelto esattamente quello che mi somigliava, che mi calzava. Come se a tutte le curve, gli incroci, le deviazioni, mi fosse in fondo molto chiaro il punto d'arrivo.
Ecco, forse ora questo sentire prende spazio. Si allarga alle cose della vita, alle attese, alle relazioni. Questi "no", disegnano il contorno del mio cuore con il gesso, ne riempiono il volume d'acqua azzurra.

mercoledì 11 maggio 2016

Due, tante



Interno giorno.
Una decina di bambini impegnati e silenziosi scrivono al posto.
Il sole entra di taglio, illumina un tavolino al centro della stanza. Lo occupamo l'affacendata maestra,  G. (maschio, 6 anni, aria sognante) e C. (femmina, 6 anni, spirito indomito).
G: (sottovoce) Maestra, posso dirti una cosa...una cosa femminile che ti riguarda?
M: Proprio adesso G.? Stiamo tutti lavorando.
G: E' una cosa che ho detto ieri anche alla mia mamma. E' corta.
M: Mm. Allora se è corta va bene.
Sorride imbarazzato, si agita sulla sedia.
M: Coraggio.
G: No...lo dicevo ieri alla mamma...che tu...
M: ......?
G: Sì, che tu maestra...hai tante tette.
Tutti i bambini presenti, alzano la testa. Non vola una mosca.
C., seduta di fronte a lui, sospira sufficiente. Si volta, mi soppesa con sguardo analitico e scuote la testa.
C. Beh, le tette sono sempre al massimo due, non possono mica essere tante, sai?

mercoledì 4 maggio 2016

Nembi


E' che l'amore è phatos.
E' che quella canzone, ancora mi commuove.
E' che quando Fossati dice:

Stancami e parlami
abbracciami
guarda dietro le mie spalle
poi racconta e spiegami
tutto questo tempo nuovo
che arriva con te

io vedo, e sento cose. Un letto sfatto, un abito fresco, una cicca fumata spalle contro un muro caldo. Vedo il mare, piedi bianchi incerti e sassi rotondi, sento il sole che entra dalla finestra aperta e sveglia baci, gole. Vedo un cortile illuminato da una sola candela, le crocchette del pizzicagnolo, e ore così lunghe e così brevi che non c'è misura. 

Volami addosso se questo è un valzer
volami addosso qualunque cosa sia
abbraccia la mia giacca sotto il glicine
e fammi correre
inciampa piuttosto che tacere
e domanda piuttosto che aspettare

Ho sentito dire che l'amore non va farcito. Non va inzuppato, non va guarnito. Che il phatos, è tutta fantasia. Che tocca esser realistici, guardare allo stato delle cose, sovrapporre in qualche modo i propri e gli altrui limiti. Pare sia già fortuna.
Invece più ci penso, più credo di ambire al giusto, al giusto per me, per la mia pasta. E io sono fatta un po' di nuvole, di inconsistenze, di immersioni in apnea.
E' da me dire coi colori e mettere parole fresche ai gesti ordinari, perchè da nuvola, io non so veder solo terra.

La vita è così, stupisce

La vita è così, stupisce

Mi piace

  • Paolo Rumiz
  • Passenger
  • Walter Bonatti e Rossana Podestà
  • pita ghiros