Ci piace quest'isola secca e lunghina. Somiglia a un'elisione senza disciplina, a un segno meno tracciato con poca convinzione, a una luna sottile e bambina che gioca a fare il morto.
Come sempre siamo partiti prestissimo e abbiamo fatto parecchia strada in macchina, svegli quanto basta per tenere gli occhi sulla strada. Che sei lì a chiederti: ma ho preso la crema solare?, e non ti capaciti di essere partito veramente.
Poi succede che di botto, appena scendi sul molo e fai i biglietti per il traghetto, sei in vacanza. Sarà quel bianco che riflette ovunque il sole, o l'odore del catrame che confonde. E viene da fare una cosa vacanziera, tipo comperare una vaschetta di patate fritte anche se sono le nove del mattino, o annodarsi sul fianco un telo mare.
Pure le altre volte, nell'attesa, ci è piaciuto osservare la moltitudine in transito, le tante lingue nell'aria a cui far corrispondere mondi, volti, come nel gioco in cui tiri una riga da sinistra a destra. Questi sono francesi, non c'è dubbio. E questo? Con le gambe lunghissime e i sandali di cuoio?
In una delle poche chiazze d'ombra ci siamo passati una birra fresca, abbiamo infilato le mani in un cartoccio unto e profumatissimo. Poi la fila delle auto si è mossa, e ci siamo affrettati frugando nelle tasche alla ricerca dei biglietti, scordando la lattina sul marciapiede. Mi sono voltata per recuperarla, ma già un uomo si era avvicinato, guardandosi un poco intorno. L'ha raccolta, ha bevuto ad occhi chiusi, la mano sul fianco.
Sali sul traghetto tra i ragazzi nordici, coi musi biancolatte e gli zaini enormi, in mezzo alle facce dei locali spaccate dal sole, un poco ostili.
Se iddio vuole, nessuna traccia di italiani coi rayban a specchio.
Si siede poco distante uno strano trio, gente dell'est: fenotipi che da noi non si vedono più. Hanno addosso tutta la fatica di stare al mondo di quelli che sono venuti prima, segni inequivocabili. Fronte bassa, occhi piccoli e rapaci, gesti che non conoscono convenzioni. Lei pare una contadina ungherese, ha capelli corti che si direbbero regolati con le forbici da cucina. Ride buttando la testa indietro, spalanca la bocca.
Sono talmente stanca di questo guardare che dimentico la compostezza e mi addormento distesa sulla panca.
L'isola ci viene incontro, ci apre le porte. E ha la voce roca, l'aria trasandata e la bellezza di sempre.