mercoledì 26 novembre 2014

Per favore


Caro Babbo Natale, rieccomi.
L'ultima volta che ti scrissi avevo il 35 di piede, difficilmente al mattino mi pettinavo i capelli, detestavo i finocchi lessi e su di me incombeva la Sandra.
Ti chiesi gentilmente, ma con una certa determinazione, ti togliermela di torno. Anzi, di smaterializzarla proprio, rimettendo magari assieme i suoi pezzi dall'altra parte del globo, possibilmente in luogo molto ameno e popolato da spietati tagliatori di teste.
Ricordi bene, la odiavo. Con tutta la forza distruttiva dei miei dieci anni. 
Sandra scriveva bene, studiava molto, piaceva alla maestra, indossava stivaletti alla caviglia. Mi portò via nell'ordine: la migliore amica, il ragazzino con cui tornavo a casa da scuola mano nella mano e l'onore, inventando per me curiosi e divertenti appellattivi che ben rimavano col mio cognome. E tutti a ridere. 
Ora, Caro Babbo, dopo diverse stagioni andate e acque passate sotto i ponti, è possibile che io tremi ancora dinnanzi ad una qualsiasi Sandra di passaggio? Che nel confronto io ancora senta di perdere, di non valere abbastanza, di non essere all'altezza?
No, stavolta non mandare in orbita nessuno. Niente spargimenti di sangue nè sparizioni.
Questa volta Babbo, mettimi davanti allo specchio. Drizzami le spalle, lustrami il sorriso e mostrami che non c'è Sandra che tenga. Perchè sono capace, ho gli occhi belli, so accarezzare, fare la maestra, guidare come un maschio, sfornare una torta, scrivere storie, cantare. 
Ecco, per favore, fai che io lo sappia.

lunedì 17 novembre 2014

E' lunedì. Eppure...


Ieri in montagna, faceva davvero freddo. Il luogo aspro e selvaggio chiedeva rispetto e misura. Nel guardare in basso verso il tratto di sentiero appena percorso, ci colpisce una massa scura, che prima non c'era. Sembra ferma. Invece si muove, di un incedere potente, elegante e denso assieme. Inconfondibile: un orso. Che roba.
Ecco, la vita si annida proprio lì, dove tutto pare silenzio.

Mio zio ha trovato alcune registrazioni, in qualche cassetto. Forse Natale o Pasqua, parenti e lasagne al ragù. Io e la cugina piccola a chiacchierare e cantare col microfono in mano, per risentirci la voce strana, metallica.
Papà mi chiede di parlare. Dopo un attimo di perplessità, attacco. Poche e basilari regole di vita: la vita della Gioia cinquenne.
La torta si mangia tutta.
Le unghie si mette lo smalto.
Gli specchi si guarda.
La bambola si tiene in braccio.
La camicia si mette nella pancia.
La bottiglia si beve.
Adesso dico una bella roba. La luce è in tutto il mondo.
Una filosofia così semplice e cristallina che in un attimo ha cucito assieme le tante Gioie andate.

sabato 8 novembre 2014

Lesson number one


"Ma tu, me la daresti qualche lezione di chitarra?"
Alessandro, che misura sempre le parole e quando decide di spenderle lo fa con parsimonia, ci pensa su.
"Cosa vuoi imparare?", chiede.
"A cantare e suonare assieme", rispondo.
Ride. Poi dice che si può fare. 

Avevo undici anni quando nel bus arancione attraversavo la città. Appresso il mio strumento, portato con fierezza nella custodia marrone in finta pelle. Poi però, mentre il maestro eseguiva un barrè, io cercavo il cielo nel vano dalla finestra. E quando accennava un giro di sol, io mi chiedevo sognante chi mai abitava quelle aule polverose nelle ore vive del mattino. Fatta così, da sempre. 
Insomma, avevo imparato poco.

Ieri abbiamo lavorato sulla postura. Perchè pare io avessi un'impostazione classica, invece devo scazzarmi un pò. Spalle sciolte, braccio morbido.
Sono stata diligente, credo: oggi non sento i polpastrelli. Indice, medio, anulare.
Alessandro mi ha prestato la sua Ibanez bianca, a patto che mi eserciti assai.
Salutandolo sotto la pioggia, il mio strumento portato con fierezza nella custodia marrone, ho promesso.

lunedì 3 novembre 2014

E non mi piaceva l'autunno



























Ho sempre pensato che l'autunno fosse in assoluto la stagione più fiacca e inutile.
Funghi rossi e foglie gialle da dipingere a scuola nella cornicetta. Aria di pioggia e buio presto, così presto che a sentire l'odore di minestra alle cinque mi saliva lo struggimento.
Invece ieri ho preso così tanto sole in faccia, da non credere che è proprio novembre.
Ho lasciato che l'orizzonte mi rubasse gli occhi. E una volta a casa mi sono cimentata col vin brulè: profumo di chiodi di garofano e cannella.
Mi è sembrato così che il lunedì, quella porta aperta sui miei giorni da attraversare senza bussola, potesse schiudersi con più dolcezza.

La vita è così, stupisce

La vita è così, stupisce

Mi piace

  • Paolo Rumiz
  • Passenger
  • Walter Bonatti e Rossana Podestà
  • pita ghiros