venerdì 30 dicembre 2016

Professione regina

Quando per tanto tanto tempo di professione fai la regina, poi non ti riesce mica altro.
Che due sudditi bastano, a fare di una donna una regina, e non importa se lo scettro poi lo tengono loro, a regolarti ogni minuto e ogni respiro.
Ma non sei davvero una regina quando è solo di te che hanno bisogno al risveglio, quando solo le tue mani annodano la sciarpa in quel modo speciale, quando la frittata al formaggio che pare una luna nessun altro sa farla?
Ho guardato e masticato il mondo per loro, gliel'ho reso più lieve. Allora una brutta caduta è diventata l'occasione per cerotti da eroe, il tradimento di un amico la possibilità di stringere altre mani, un luogo inospitale e tetro il gioco di ingentilire, trasformare, render bello.
Come quella volta, in culo al mondo. Eravamo arrivati stanchi, dopo un viaggio difficile e lunghissimo. E niente era come ce l'aspettavamo, con gli insetti che correvano dappertutto, e i materassi lerci. Sarei scappata a gambe levate. Invece guardate che mare, e poi stasera accendiamo un sacco di candele e ceniamo sulla spiaggia
Quando sei una regina ti dai un mucchio da fare perchè il regno risplenda e tutto fili via liscio. Ti dimentichi cosa ti piaceva prima, perchè ti piace molto di più tener strette le loro mani attraversando un bosco (chissà che incontri faremo...stiamo zitti zitti), costruire elmi a Natale con le scatole del pandoro (sì, prima lo faccio a lui e poi a te) o insegnar loro ad allacciarsi le scarpe (quando hai fatto le orecchie al coniglio, ne passi una sotto). Perchè i sudditi danno alla regina molto più di quanto lei dia a loro: la rendono indispensabile, invincibile. 
Verrebbe da dire che dopo, quando crescono un poco, tocca ritrovare altri gesti, altri tempi. Che alla fine, dovrai essere re o regina di te stesso. 
Tutte cazzate.
Quando tolgono le rotelle alla bici, si versano l'aranciata da soli, si innamorano di quella coi codini, lo capisci che sarà difficile, tanto difficile. Ricordarti di com'eri prima, di cosa ti piaceva e togliere la corona. 
Ma per quanto ci provi, non puoi neanche immaginare quanto duro sarà.

domenica 25 dicembre 2016

Millimetri di autostima



Sei sostituibile. Chiunque può fare quello che fai tu.
Fine. Di ogni slancio.

Ho sempre avuto bassa autostima. In realtà mi si è sollevato l'amor proprio quando ho finalmente capito che sono pur io capace di miserabili gesti, un po' come tutti. Nel senso che toccare la mia pochezza mi ha permesso di vedermi tutta intera. Qui fai cagare, qui sei benino, qui così così, qui super. Che ognuno di noi è super da qualche parte. 
Io per esempio sono una brava maestra. Non mi riferisco al metodo, agli approcci, alle possibilità di insegnare qualcosa in modo efficace. Che lì c'è sempre da imparare, studiare, sperimentare. Anche perchè non esiste un modo. Un modo valido e buono per tutti.
Ecco, la mia bravura di maestra sta proprio lì. Perchè io li guardo moltissimo, e a forza di guardare come parlano e si muovono e si mettono in relazione, mi pare di capire cosa a loro serve. Qual è la domanda che mi fanno, anche senza dire.
Ora questo non significa che non canno mai. Canno eccome. Ma l'entusiasmo e l'energia che metto in quel cogliere implicite domande e tentare corrette e calzanti risposte, è una gran cosa. Insostituibile, credo.

L'altro giorno nel bosco faceva così caldo che mi sono messa scalza. Scalza scalza e ho camminato. Solo che si andava in discesa e le falcate erano lunghe, mica come passeggiare al parco. Sul far della sera trascinavo le gambe per casa. Distrutte. Non si direbbe che una solettina di gomma cambi così tanto appoggio, andatura, utilizzo di gruppi muscolari. Come dire che basta un niente, pochi millimetri a spostare l'ordine delle cose.
Il mattino seguente però, ero come nuova. Ecco. Sani millimetri.

domenica 18 dicembre 2016

Nervi scoperti

Tra novembre e dicembre, due volte. 
Un motivo deve pur esserci. E' sempre stato un problema, in tutte le fasi delle mia vita, tanto che appena supero la soglia semplici conoscenti, alle persone amiche lo dico chiaro. 
Io non ricordo mai i compleanni. Sappilo. Che se per te è fondamentale, meglio chiudere qui.
La cosa curiosa è che io le ho provate tutte, perchè alcuni ci tengono davvero e vorrei assecondare. Agende, notebook, calendario, promemoria sul telefono. Ma in un modo o nell'altro, anche di fronte all'evidenza, evito, dribblo. Resetto.
Così quando la Claudia mi ha chiesto, il 26 ottobre, se il 26 novembre potevo esser libera per un aperitivo, l'ho pure sfottuta. Evvabbè, sei mica la regina d'Inghilterra! Cazzo, un mese prima fissiamo gli aperitivi?
Da sotterrarsi. Perchè non ho fatto uno più uno. Macchè. Ha dovuto chiamarmi lei il 27 novembre per dire che la serata era stata molto piacevole.
Uguale con la Jessica, a dicembre. Che le mando un messaggio idiota (in cui ovviamente non le faccio gli auguri) proprio il giorno del suo compleanno. Ma io ignoro che sia il suo compleanno, nonostante le sia amica da anni e spesso l'abbia festeggiato assieme a lei. Poi lei discreta omette e a me (non so come) vien su che i primi del mese, forse, magari, chissà. 
Sì, è oggi, dice lei. Mi son sentita così idiota.
A mia discolpa c'è da dire che ricordo ogni parola, ogni confidenza raccolta. Nomi, storie, luoghi, emozioni, amori, date. A volte mentre qualcuno racconta io so già, ma per discrezione non interrompo. Sai quella morosa che avevo all'università. Marta, vorrei dire io, ma taccio.
O mi informo sulla tal visita di controllo, e miracolosamente me ne ricordo il giorno stesso, pure in tempo utile.
Sono le candeline il nervo scoperto.
Comunque Universo, sappi che a me frega una cippa che ci si ricordi del mio compleanno. Così per dire.

martedì 13 dicembre 2016

Nostalgie


Mentre camminavamo nel bosco (sulla strada del ritorno già mi saliva il tipico magone del ma quando ci ritornerò?) facevamo la classifica degli odori più buoni al mondo. Ci è venuto così perchè il profumo che saliva dalla tappeto di foglie era roba da perderci la testa. Attorno agli stavoli il sole mandava su dall'ultimo sfalcio un sentore di fieno, che se chiudevo gli occhi poteva sembrar maggio.

Quindi ecco a voi la classifica dei dieci odori che più mi animano:
1) Pioggia sulla strada d'estate
2) Legno tagliato
3) Mare
4) Grigliata
5) Pastelli a cera
6) Zucchero filato e frittelle alle fiere
7) Olio solare
8) Pane tiepido
9)  Bosco di abeti
10) Vernice fresca

Alcuni provengono da una cartella rossa, altri da un borsone a righe colmo di palette e secchielli. Certi mi danno languore, o materializzano voci, occhi. I più densi mi chiamano a loro come sirene, e devo andare, subito, ritrovarli. 

Allora un passo via l'altro, in mezzo al bosco dicevamo. Carta. Pizza. Lana bagnata. Ragù. Nivea. 
E mi è passato un po' il magone, perchè tanto ci ritorno. presto

giovedì 8 dicembre 2016

I was once like you are now


Capita a volte, che attorno tutto sembri convergere. Che come dentro una congiunzione astrale, ogni cosa vista, detta, fatta, mstri una precisa direzione. 
Succede per esempio quando una donna prova ad avere figli, e magari non ci riesce. L'universo pare costellato di pance, alla tv passano immagini di neonati paffuti e - guarda caso- la collega secca e zitella porta i pasticcini in ufficio per dare a tutti il lieto annuncio.
Insomma da qualche settimana il pensiero di mio padre si fa presente in modo subdolo e fastidioso. Pur trattandosi di un eterno insoluto (nonostante anni di terapia e vani tentativi di metabolizzare il suo abbandono/totale assenza), avevo finito per archiviarlo nella casella "enigmi umani", cosa che mi ha poi permesso di scendere a patti con la mia eterna necessità di CAPIRE. 
Invece molte volte c'è ben poco da CAPIRE, se non che:
- la gente fa le cose
- le fa senza pensare
- alcune volte pensa
- spesso si lascia guidare dalla paura
Se consideriamo che la paura rappresenta una pulsione primordiale, possiamo ben comprendere che essa spinga ad agire in modo abbastanza irrazionale, e quindi imperscrutabile.
Detto questo, torno a mio padre. Anzi, torno ai padri.
In queste ultime settimane, in diverse forme e situazioni mi si è mostrata la "figura del padre", e mi son detta che fare il padre è cosa complessa e tutt'altro che istintiva. Ora lo so che potremmo attingere agli studi antrolpologici, sociologici e pure etologici, ma che le cure parentali spettino, nel regno animale, alle madri, è cosa nota.
In verità, intorno ho diversi fulgidi esempi di padri amorevoli e solerti. Ma di norma, e soprattutto nelle generazioni passate, i padri si rivelano pallide presenze, laddove non palesino una certa noncuranza.
Di solito, i padri tacciono. Pare debbano essere più pragmatici, più concreti, meno inclini all'esprimere e al fare luce. Sono la parte solida, loro, quella che non si piega.
Invece hanno paura. Che non sono avvezzi alle parole, che le parole vanno dritte giù e pescano in fondo. E una volta in fondo, tocca mostrare quello che c'è, fasti e miserie. E perchè mai? A chi giova tutto questo svelare?
A me sarebbe piaciuto.
Ne ho fatte di cazzate, ma ti voglio bene. Tanto mi bastava. 



sabato 3 dicembre 2016

Mi piace

Mi piace l'amore quando scopre debolezze e si piglia per il culo dolcemente. Poi ride.
Perché l'amore ride, e ride assai.
Mi piace l'amore geloso, poco poco e poi schietto, tantissimo, che se c'è da arrabbiarsi sbrano. Che se c'è da far pace lecco, bacio e liquida mi faccio.
Mi piace l'amore quando trova le parole, e quando non le cerca, perchè fa tana in un silenzio. 
L'amore che mi piace si fa assieme oppure ognuno per suo conto. Da soli leggere, rosolare, scrivere, infornare, avvitare, rammendare. Insieme camminare, guardare, versare il vino, porgerlo. 
Mi piace l'amore se ascolta. Se crede ci sia sempre qualcosa da svelare, e non si abitua. 
Quando si fa carne, mi piace che l'amore pensi poco e sia sfacciato, appena impuro.
Mi piace l'amore quando gioca alla campana, buttando avanti un sasso nel domani.

La vita è così, stupisce

La vita è così, stupisce

Mi piace

  • Paolo Rumiz
  • Passenger
  • Walter Bonatti e Rossana Podestà
  • pita ghiros