Divento sempre più
insofferente ad ogni tipo di costrizione.
L'altra sera per
esempio si era deciso di salutare il nuovo anno su una cimetta
vicino a casa. Abbiamo cenato presto, per essere più leggeri in
salita. Ma faceva parecchio freddo, quindi ci è toccato vestirci
bene, a strati. E già così, tutta bardata, coi piedi poco mobili negli scarponcini, cominciavo a far la faccia storta.
E la cuffia?
Vero, la cuffia.
Ecco, con la cuffia in testa mi pare che le
meningi mi si comprimano, che i riflessi rallentino, che le radici dei
capelli si torcano. Ma lucidamente, un tale frangente la imponeva.
Inoltre, essendo buio pesto (ed
era questo l'aspetto affascinante) abbiamo indossato
efficacissime e tecnologiche pile frontali molto strutturate.
Così, mobile
quanto l'omino Michelin e un po' oppressa dalla cuffia verde con annessa pila, ho seguito i suoi passi e il mio cono di
luce nel bosco.
Va detto. Che le
stelle così, lattiginose e pulsanti, io non le avevo viste mai. Che
quel frusciare fra gli alberi, quel sentire e non vedere, destava i
sensi, allertava occhi e pelle.
Solo che vuoi il
freddo. O la stanchezza, o tutto quel fremere. Fattostà che ho
sentito da subito un macigno sullo stomaco, come quando mangi troppo e poi fai
qualcosa di fisico.
Se mi seccava,
dirlo. Che era la nostra festa e io volevo correr su a gambe levate, leggera come una farfalla. Ma ho smesso di essere brava. Ho smesso di pensare che devo, altrimenti poi deludo.
Così ho detto. E ho scoperto che anche lui sentiva freddo e caldo. Che salire e sudare così infagottato, senza sapere se togliere o tenere addosso non gli piaceva, come non piaceva a me.
Allora ci siamo fermati sul pianoro a metà strada, dove si calano i deltaplani. E c'erano altre lucette lassù, un popolo silenzioso e senza volto, accomunato dall'attesa rispettosa, dalla contemplazione del presepe che si dispiegava sotto, dalla voglia di esserci, ma sottovoce.
Ci siamo seduti per terra. Un naso canino mi ha sfiorata, una voce poco distante ha comunicato che forse mancava poco, altri arrivavano, prendevano posto. Nessun conto alla rovescia, non è servito. Perchè di colpo e senza rumore alcuno, tutto là sotto è esploso. Un fragore muto da togliere il fiato.
Solo cose belle.
Anche a te.