Sabato sera da Fazio c'era Caterina. Caselli.
Per svariati motivi mi piace un mondo.
Ha l'età della mia mamma, e con la mamma l'ascoltavo. Non se la tira. E' solare, intelligente, avveduta. Attraversa le stagioni che è una meraviglia. Ha magistralmente interpretato "Insieme a te non ci sto più", splendido pezzo di Paolo Conte il cui riff canto con enfasi e trasporto sotto la doccia.
Non sarà facile ma sai si muore un po' per poter vivere
Arrivederci amore ciao le nubi sono già più in là
Non è mai stata una bellezza conturbante, così ha puntato sulla voce, sui testi intensi. Sulla faccia rassicurante e schietta da compagna di banco. Da vicina di casa. Da maestra d'asilo. Pure adesso che è grande, affermata, ride in quel modo fresco e leggibile, che pare seduta lì nella tua cucina.
E la cosa più bella, il bonus da mille punti, è che Caterina ha saputo darsi valore. Riconoscersi.
Ora produce talenti. Li scova, li guida. Contiunua a coltivare la sua bellezza, a farla circolare.
Tutto questo per anticipare un concetto: non ho mai sopportato le battute sull'età che avanza. Come fosse un delitto crescere, cambiare faccia, postura, come fosse illegittimo sciupare i menischi, perdere i capelli, non esser più capaci di leggere gli ingrtedienti sul vasetto dello yogurt.
Anche da ragazzina mi disturbava la facile ironia sul tempo che passa, mi pareva acida, volgare, pleonastica. Mi sembrava generasse una sorta di senso di colpa, e di vergogna, per qualcosa di fisiologico e naturale, che tocca in sorte a tutti.
Sarà che ho incontrato occhi di vecchissimi giovani e di giovanissimi anziani. Sarà che - suona orrendamente banale dirlo, lo so, ma è vero - mi son sempre chiesta cosa avessero da dirmi, quegli occhi, e non quale numero portassero. Venticinque, sessantadue, trentuno, quarantasei.
Allora coraggio, per esorcizzare la paura di invecchiare, meglio una camicia hawaiana che una battuta idiota.
Fa più colore, allegria.