E allora sono volate queste vacanzine. Una nuova decoltè frizzante. Il pranzo di Pasqua con mamma, nonna, amori miei, prosciutto in crosta e crema catalana. Tre libri iniziati e aperti sul letto, un uovo Kinder, un prato incastrato fra i monti da misurare coi piedi (ci starà qui, il nostro rifugio? e l'orto, lo metteremo laggiù?). Una sigaretta, un sogno brutto, una carezza, un autoscatto, calze a righe.
Delle vacanze, io amo il tempo lento.
Ma poi a scuola, torno sempre volentieri. Anche se c'è stato il fattaccio del disegno sul tavolo bianco. Che qualcuno, in gran segreto, ha pensato bene di utilizzare quella candida superficie per un'opera d'arte, piena di colori e dettagli. Manco morto confessava il trasgressore, anche se minacciavo tutta la classe (dopo un soliloquio sul tema della cura per le cose e per gli spazi) di compiti supplementari. Allora ho aggiunto che poteva capitare di agire senza porsi troppe domande, un po' di pancia, che succede spesso anche a me. Insomma il colpevole era già perdonato, ma doveva dichiararsi, nel modo che più gli garbava.
Così stamattina, sul mio tavolo ho trovato questo:
Ovviamente firmato. E corredato da due meravigliosi braccialetti che ho subito indossato.
Il reo sorrideva, in fondo al corridoio. E io, ricambiando quel sorriso, ho fatto tintinnare i miei gioielli.
Così stamattina, sul mio tavolo ho trovato questo:
Ovviamente firmato. E corredato da due meravigliosi braccialetti che ho subito indossato.
Il reo sorrideva, in fondo al corridoio. E io, ricambiando quel sorriso, ho fatto tintinnare i miei gioielli.