giovedì 8 dicembre 2016

I was once like you are now


Capita a volte, che attorno tutto sembri convergere. Che come dentro una congiunzione astrale, ogni cosa vista, detta, fatta, mstri una precisa direzione. 
Succede per esempio quando una donna prova ad avere figli, e magari non ci riesce. L'universo pare costellato di pance, alla tv passano immagini di neonati paffuti e - guarda caso- la collega secca e zitella porta i pasticcini in ufficio per dare a tutti il lieto annuncio.
Insomma da qualche settimana il pensiero di mio padre si fa presente in modo subdolo e fastidioso. Pur trattandosi di un eterno insoluto (nonostante anni di terapia e vani tentativi di metabolizzare il suo abbandono/totale assenza), avevo finito per archiviarlo nella casella "enigmi umani", cosa che mi ha poi permesso di scendere a patti con la mia eterna necessità di CAPIRE. 
Invece molte volte c'è ben poco da CAPIRE, se non che:
- la gente fa le cose
- le fa senza pensare
- alcune volte pensa
- spesso si lascia guidare dalla paura
Se consideriamo che la paura rappresenta una pulsione primordiale, possiamo ben comprendere che essa spinga ad agire in modo abbastanza irrazionale, e quindi imperscrutabile.
Detto questo, torno a mio padre. Anzi, torno ai padri.
In queste ultime settimane, in diverse forme e situazioni mi si è mostrata la "figura del padre", e mi son detta che fare il padre è cosa complessa e tutt'altro che istintiva. Ora lo so che potremmo attingere agli studi antrolpologici, sociologici e pure etologici, ma che le cure parentali spettino, nel regno animale, alle madri, è cosa nota.
In verità, intorno ho diversi fulgidi esempi di padri amorevoli e solerti. Ma di norma, e soprattutto nelle generazioni passate, i padri si rivelano pallide presenze, laddove non palesino una certa noncuranza.
Di solito, i padri tacciono. Pare debbano essere più pragmatici, più concreti, meno inclini all'esprimere e al fare luce. Sono la parte solida, loro, quella che non si piega.
Invece hanno paura. Che non sono avvezzi alle parole, che le parole vanno dritte giù e pescano in fondo. E una volta in fondo, tocca mostrare quello che c'è, fasti e miserie. E perchè mai? A chi giova tutto questo svelare?
A me sarebbe piaciuto.
Ne ho fatte di cazzate, ma ti voglio bene. Tanto mi bastava. 



23 commenti:

  1. Insomma da qualche settimana il pensiero di mio padre si fa presente in modo subdolo e fastidioso. Io è un sacco che non penso davvero a mio padre. È mancato presto, ma ci voleva bene. Anche se era decisamente uomo d'altri tempi... sono stata una figlia abbastanza difficile per certi aspetti, ma mi ha sempre perdonato tutto.

    Non so se fare il padre o la madre sia solo istintivo. Per certi aspetti sì, per altri decisamente no, viste le sfide del mondo attuale.

    Ti abbraccio,

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    1. No, certamente non solo istintivo. L'istinto attiva, muove. Poi devono esserci scelta e pensiero...

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  2. Non so. Io sono mammo.

    Mio padre invece era il prodotto dei suoi tempi, a mio nonno dava del voi...

    Certo anche i figli erano il prodotto dei loro tempi, cosi come lo sono oggi.

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    1. Tu sei fra quei padri fulgidamente presenti :)

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    2. OK. Mi sono goduto il complimento per un po'.
      Torniamo coi piedi per terra.
      Sul fulgidamente e su quanto la presenza possa essere significativa, almeno in senso positivo, è il dubbio che mi assilla e tormenta ogni secondo.

      Io mio padre l'ho avuto presente, ma il dialogo è sempre rimasto superficiale. Una sorta di vabbenecosìbastachesevolemobene. In fondo ha fatto comodo pure a me.

      Facci pace, se puoi, in un modo o nell'altro.

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    3. E' passato il tempo per farci pace. Troppo tardi.

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  3. Mio padre era docente universitario (o forse lo è ancora, non so, l'età conta poco nelle professioni accademiche). Quindi non ha bagnato nulla col sudore della fronte.
    Gli uomini che tiravano su muretti non avevano il tempo di pensare, di leggere, di immaginarsi scenari altri. Lavoravano come bestie e come bestie vievano, cercando di sfamare un numero di figli a loro sconosciuto.
    Bene. Cosa vogliamo dire? Era così, si sgobbava e fine. Destino riservato anche a tutta la loro progenie: testa bassa e lavoro duro, senza scampo.
    Da qualche generazione le possibilità di allargare gli orizzonti si sono moltiplicate. Si studia, ci si sposta, ci si mette in relazione, si scambiano linguaggi.
    Ora non mettiamoci a disquisire in merito a questa "apertura", chiedendoci se rappresenta per il genere umano evoluzione o involuzione. Stiamo ai fatti.
    Mio padre ha fatto il '68 e ha lasciato libri che parlavano della morte del sistema familiare, sottolineati compulsivamente. Come tutti quelli che non tiravano su muretti, aveva un sacco di tempo per pensare e leggere.
    o
    Chiedo: un uomo di tal fatta, con accesso diretto a tutto il bene e tutto il male del mondo (uso parole tue), tentato da ogni percorribile via, poteva non lasciarsi sedurre dal mondo?
    Certo che poteva.
    Ma aveva cultura, strumenti e volendo, parole. Eppure non ne ha formulata neppure una per me, per dire e spiegare.
    P.s. La mia riflessione non è poi così personale e soggettiva. Potrei farti una lista di padri analogamente disinteressati ma dotati di ottimi strumenti culturali.

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  4. beh, tuo padre ha fatto il 68. una generazione che ha fatto molto poco di eroico e positivo, meno di quanto non si creda. non sono stupito che sia stato uno stronzo. però tu l'hai cercato, visto che immagino sia rintracciabile da come scrivi?

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    1. So esattamente dove abita...a 100 chilometri da me.
      Ero appena diventata mamma quando IO l'ho cercato. Un pranzo fuori e via, finita così.
      Quindi direi che basta.

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    2. Una volta può non bastare

      E le cose cambiano

      Ps: ti ho risposto da me

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  5. mio padre, resterà per me, sempre un mistero...
    per certi versi abbiamo domande in comune e pure pensieri, più o meno ricorrenti, spero che a te, le conseguenze di tutto ciò, non siano state disastrose. Devi riconciliarti e riappacificarti con te, prima di tutto e guardare oltre.scusami, forse ho personalizzato troppo il commento 😔

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    1. Sono state disastose, ma anche no. Forse sono questa Gioia anche grazie alla sua assenza.

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  6. Ma aveva cultura, strumenti e volendo, parole. Eppure non ne ha formulata neppure una per me, per dire e spiegare.
    Ecco, non sapendo nulla oltre quanto scrivi, penso che tuo padre in questo sia "colpevole". Non gli interessa sapere cosa faccia/cosa pensi/come viva sua figlia?
    Tu hai provato a ricontattarlo?

    Va beh, scusami se sono stata indiscreta...

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  7. Lorenzo...chiederci se il progresso abbia agito in modo migliorativo o peggiorativo sul genere Homo...è come discutere sul sesso degli angeli. C'erano (rari esempi di) uomini illuminati, giusti, e privi di una cultura ampia che vivevano in case di sasso ed amavano teneramente consorte e progenie. Nelle stesse case di sasso vivevano altri uomini che abusavano di alcool e picchiavano ripetutamente moglie e figli. per non dire peggio.
    Quando sgobbi per procurarti il cibo e la legna da far fuoco, credo che prevalgano gli istinti. E gli istinti sono roba utilissima, ma diretta e abbastanza cruda.
    L'uomo della casa di sasso stava meglio dell'uomo nel condominio? No, per come la vedo io. Sicuramente aveva pochi desideri, una vita di cose piccole e molto più semplici. Senza gandi scelte.
    L'uomo del condominio ha le POSSIBILITA'. Può fare della sua vita una merda assoluta e un capolavoro di bellezza. Può farsi le seghe da mane a sera guardando youporn o suonare il violino alla Scala.
    La differenza sta nella scelta.

    P.s. Gli strumenti possono essere usati in tanti modi. Con un coltello taglio il salame o infilzo il vicino. Mio padre (come moltissimi nella sua generazione) aveva grandi strumenti e ha SCELTO di non usarli con me. Perchè non voleva? perchè aveva paura.
    Io qui parlo della difficoltà dei padri di mettersi a nudo. E questa, guardandomi attorno, mi sembra abbastanza una costante. Anche nei padri che amano.

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  8. i padri hanno molti stereotipi al loro arco, anche se poi ad un certo punto, scomodata pure Elettra, una potrebbe dire, con una certa soddisfazione: sai che c'è? vaffanculo!

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    1. E' esattamente quello che dico e mi dico. ;)
      Ma a volte tornano...

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  9. E io contesto che tu contesti che io contesto che tu contesti... Ecco :)
    Scherzo Lorenzo.
    Non condivido, io vivo in mezzo a persone che scelgono. Io stessa scelgo, e i miei figli scelgono.
    Stiamo comunque e sempre facendo del particolare il generale Lorenzo: io scelgo, quindi scelgono tutti? Mio padre era acculturato ed egoista, quindi tutti gli acculturati sono egoisti? L'uomo della casa di sassi abusava di sua figlia, quindi tutti lo facevano?
    Direi che io, col mio cervello medio, vado a guardare il mondo così:
    1) dati oggettivi e raccolti con l'esperienza (ciò che ho intorno, ciò che ho vissuto, ciò che vedo e osservo)
    2) dati soggettivi che vengono dalla mia storia e inevitabilmente condizionano i dati oggettivi (cosa che vale per CHIUNQUE).
    Ciò che qui scrivo non chiede di essere scientificamente confutato. Anzi. Ha molto a che fare col sentire, quindi opinabilissimo. Non voglio dimostrare nulla Lorè.
    In uno di questi nostri "contesto che tu contesti" potrei chiudere dicendo "per me, per la mia esperienza è così...ma è stato piacevole rifletterci".

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  10. Grazie Lorenzo.
    Te ne sono enormemente grata.
    :D

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  11. Ah. Sappi che nel prossimo post parlerò di smalto per le unghie. Quindi puoi saltarlo, se vuoi...
    Che riflettere troppo mi stanca. ;))

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  12. Voglio pensare che la paura muova veramente tutto. Certo in misura diversa, da qui il coraggio e l'incoscienza, o l'ardire. Diverse misure di paura.
    Non essendo padre invece, ho un solo punto di vista della psicologia genitoriale. E probabilmente lo sto ancora studiando.

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    1. Credo sia così, i dati oggettivi ce li danno solo le scienze esatte.

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  13. voglio sperare di smalti e rossetti e, che siano abbinati eh?
    altrimenti non commento ;(

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La vita è così, stupisce

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