venerdì 17 marzo 2017

People



Sono state giornate di immersione umana, non sono avvezza.
Domenica c'era un festival letterario interessante, non proprio sotto casa, ma ci tenevo tanto. Prima della conferenza abbiamo trovato tempo per la mostra fotografica, una gioia di burrasche, onde spumeggianti e diari di bordo da capitano di ventura.
Ho visto questa vecchina col bastone, bella proprio, che davanti ad ogni foto sostava assorta. Il marito, pur se meno provato fisicamente, appariva un poco stufo. Lei si è voltata appena un pelo a dire (secca, ma con garbo): "caro, se sei stanco mettiti pure seduto". 
E checcazzo (ndr).
Poi cose da vedere, da ascoltare e gente, tanta. In sala, menre Bjorn Larsson raccontava il mare, non riuscivo a staccare gli occhi dalla moltitudine, come se ogni corpo presente mi si mostrasse pieno di tracce, di segni e io dovessi assulutamente fare in tempo a tradurli uno ad uno.
Quei due, così legnosi e grigi. Lei che gli rubava le risposte e diceva le parole sue, lui che s'era dimenticato di saperle. Stavano tutte incastrate in quella schiena le sue parole mute, così rigida, in quei capelli, così immobili.
Poi la signora davani a me, una coda di cavallo tanto libertina su due spalle pingui e vinte. Quel neo così brutto, sulla nuca, ma forse nessuno mai l'aveva baciata lì (ma qualcuno, l'aveva mai davvero baciata?) e aveva potuto notarlo, guardarlo. Volevo avvertirla io. Ma non ho avuto coraggio.

Martedì la giornata l'abbiamo passata in un reparto di ospedale. Che appena varchi la soglia stai in un altro universo, con regole e linguaggi e codici tutti suoi. Ma basta un attimo. Un paio di pantofole, un sentore di brodo, un neon che occhieggia e sei già dall'altra parte, un poco meno vivo. E quando fa sera ed esci, tiri l'aria in petto che è un piacere.
Insomma anche lì, tra infermieri e medici (adesso che non indossano tutti zoccoli Scholls puoi capire tante cose dalla calzatura), tra pazienti allettati e in transito, e varie tipologie di parenti in visita (ma quella bionda con il rossetto, sarà la moglie o l'amante?) m'è parso di stare sotto un bombardamento. Colori, voci, odori, intrecci di storie. Non posso esimermi. Perchè mentre guardo la caposala algida e severa giungere coi referti, mi sembra di cogliere una debolezza nel passo. Allora dico una cosa stupida, senza senso e lei sorride largo, che la vedo bambina. Ecco.

Che stanchezza. Che bellezza.

15 commenti:

  1. Io senza immersione nell'umanità non so stare, come tutti noi borgatari.
    Che non è la folla del centro commerciale, o il traffico in tangenziale.
    È proprio la gente che incroci, che guardi, che parli.

    Ne stavo dissertando proprio oggi, riguardo Roma e quanto mi manca quel suo abbraccio. A Roma non sei mai davvero solo, non puoi mai farti gli affari tuoi.
    Come già detto altrove, Roma ti mette le mani addosso. Le alza, come se volesse prenderti a schiaffi, ma poi sono immancabilmente carezze.

    Mi piace la gente attorno, anche se a volte farei una strage ;)

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    1. Eh no.
      Tanti corpi li reggo poco Vip. Ma ogni tanto sí...mi piace...

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  2. Ti invidio per questa tua energia nel percepire e nel completare i dati mancanti... un tempo l'avevo anche io. Ora ho troppe cose in ballo e l'energia se ne va. Sogno la quiete del venerdì sera (che è praticamente vacanza per me, fino al sabato mattina...)
    Comunque stare con la gente mi piace... anche se sì, amo tantissimo la mia solitudine.

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  3. Era da un po' di tempo che non scrivevi così, fuori e dentro di te, per te e per tutti, universale. L'ho apprezzato molto.

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  4. ...e se il neo brutto sulla nuca fosse così brutto non solo perchè nessuno lì l'ha mai baciata? E se invece fosse un pegno d'amore, un tatuaggio scelto, una sofferenza precisa, una stimmate d'amore che lei non ha vergogna a esibire? "ho amato e sofferto, questa è la mia cicatrice, vedetela e ammiratela, io non ne ho paura", potrebbe ella mai dire?

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    1. Io penso che se qualcuno l'avesse mai baciata, lí, inevitabilmente avrebbe notato quel neo....
      Tu sei stato molto più poetico :)

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  5. "Lei che gli rubava le risposte e diceva le parole sue, lui che s'era dimenticato di saperle" che bella immagine.



    L'ospedale uccide.

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  6. che bella e intensa folla questa tua...

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  7. come tutte le folle, la vita ha anche molto bisogno di spazi vuoti

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La vita è così, stupisce

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