lunedì 3 ottobre 2016

Stretta

Niente, ci ho provato.
Bella l'idea dei castelli aperti, quelli privati che di norma sono chiusi al pubblico. Un'alternativa per la giornata piovosa e bigia che non dava cenni di schiarite e altrimenti non poteva esser spesa. Che a me piace leggere sul prato, per dire. O calpestare foglie.
E' partito tutto male, perchè a vedere tante auto mi è venuta l'ansia. Mi angustiava l'idea di tribolare per il parcheggio: tutto saturo sin dall'imbocco della strada. 
Ma sistemato il mezzo e fatto un bel respiro, ci siamo avviati verso il capannello che attendeva la guida. E anche lì gente, troppa. Pazienza.
E' che io, in mezzo alla gente non posso fare a meno di osservare compulsivamente. Così compulsivamente da stancarmi gli occhi, da confondermi i pensieri.
Ho sentito un profumo molesto, grossolano. Ho visto scarpe tirate a lucido e capelli freschi di piega. Rossetto semipermanente rosa confetto e smalto abbinato. Occhi spenti e bassi su display, coppie mute, distanti.
Ho pensato che siamo ancora così pieni di complessi, così tremendamente provinciali da tirar fuori la faccia della domenica, il cappotto buono della festa, da lavare l'auto prima della gita fuori porta.
M'ha preso una malinconia.
Lo so benissimo, sono stonata io. Io che ho fatto cinque mesi col pareo e adesso non so passare a indumenti degni d'esser definiti tali. Io che cammino scalza, che a malapena tollero le hawaianas, che tra poco dovrò stringere lacci, tirar su cerniere, infilare bottoni negli occhielli, e smanio già da ora.
Io che considero l'auto una scatola per andare dove mi serve (e sia chiaro, mica vado fiera della mia incuranza...mi sforzo pure a corrente alterna) e la parrucchiera una penosa costrizione (prorogabile se e quando posso agire da sola), fatico un mondo a stare nei "si dovrebbe". E più passano gli anni, più fatico. Più ne sto fuori e più fatico.
Così ho mollato lì code e messeinpiega e commenti sull'umidità dell'aria. Sono andata qui.


Ho bevuto un buon rosso, mangiato pane e mortadella, chiacchierato, ed era già ora di cena.
Ho sciolto pure i capelli, che l'elastico mi tirava un poco.

26 commenti:

  1. Sai che faccio? Alla prossima stella cadente che becco chiederò di farti rimanere così. Stonata.
    Ma non farci troppo affidamento, che ultimamente le stelle cadenti me so' passate sopra lasciando una traccia tutta a forma di dito medio.

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  2. che poi se pioveva il perché c'era, lì a cantare alle porte dei castelli, ma che bello è fare tutte queste cose senza curarsi di loro? da un senso di libertà incommensurabile

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    1. Hai ragionissima!! Ancora non riesco...ma é soprattutto una questione fisica. Mi dá oppressione.

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  3. Pane e mortadella! <3 <3 <3

    Eh, ti capisco, visitare un castello con la folla (e come quella che hai descritto poi)... Non c'è l'atmosfera giusta per i fantasmi! :)

    Resta sempre come sei adesso, anche se ti senti stonata.

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    1. No, diciamolo. Esiste qualcosa di più gratificante del pane con la mortadella?

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    2. Eccerto: la pizza bianca co' a mortazza ;)

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  4. ah ma sei che ti immagino in quella situazione???? :-))

    dai, sociopatica anche tu!

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  5. Come ti capisco.... ma poteva esser diversamente bimba bella :*

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  6. Pensa che solo sentir il parlare te di code e parcheggi colmi, ha fatto venire l'ansia anche a me!

    I rapporti umani sono sopravvalutati secondo me ;)

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  7. Gioia, tu sei fighissima a maggior ragione *senza* rossetto rosa (dio, ma come si fa?).

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  8. ci potrebbe stare bene una colonna sonora così?
    Gravity

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    1. condividendo una mattonella, sì ;)

      Stavo pensando che a me comunque la gente piace. Non la folla, non la calca, non il traffico.
      Ma la gente.
      Mi piacerebbe conoscere le storie, i vissuti, i racconti.
      Temo la maggior dannazione dei social sia questa: diventa tutto una tale cacofonia che non si riesce più a conoscere veramente le storie.

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    2. Cioè nessuno si mette più a fare due chiacchiere e raccontare. E chi vorrebbe farlo, magari trova solo "occhi spenti e bassi su display".

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    3. Io guardo le persone, i loro gesti, le ascolto, ed è come guardare un paesaggio (bello, meno bello, colorato o meno). Io vivo di quell'osservare e cogliere, dai volti e dalle parole.
      Fin da piccola ero sintonizzata sulle persone. Più che sui luoghi.
      Però adesso, scelgo dove stare. Può essere immersione totale, ma in questo caso scelgo in quale contesto immergermi e mi deve piacere.
      In alternativa, posizione defilata, da spettatrice. Mi scosto, mi siedo, osservo. prendo appunti.

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  9. Apposta cerco luoghi senza fila. Dove riconosco l'eco dei passi. Dove mi catalogo il respiro e posso invidiare senza compagnia.

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La vita è così, stupisce

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