mercoledì 19 ottobre 2016

Sotto


A metà dicembre un tale scopre di avere il cancro. Il medico gli annuncia che probabilmente non vivrà a lungo. Dopo i primi giorni di intimo strazio sente arrivato il momento di comunicare la triste notizia ai familiari, ma non sa trovare la forza, il momento.
Così la sera della vigilia mentre l'albero scintilla e viene servito il brodo di cappone, il tale, nel tempo di un silenzio si fa chiara la voce. E dice.
"Ho il cancro".

Merda, vien da pensare, non era meglio aspettare? Perchè così il boccone va di traverso, il vino prende l'aspro, le conversazioni muoiono in bocca. Di che cazzo é lecito parlare dopo che uno stronzo ha invitato la Morte a cena?

Ecco. Si racconta che qualcuno abbia ridotto al silenzio il tale, definendolo assolutamente inopportuno e scandaloso (e lo era, certo che lo era!), affermando che aveva sbagliato luogo e tempo. Pare che qualcuno, indignato da tanta dabbenaggine, abbia raccolto sprezzante il cappello scuotendo la testa e se ne sia tornato a casa, incredulo.

Cosa passava nella testa di quel tizio, così inopportuno? Magari credeva che il tintinnare delle forchette avrebbe grattato via gli spigoli alle sue parole. O forse - quello scriteriato - pensva che il paté, il prosciutto in crosta, le meringhe al cioccolato, venissero dopo. Dopo gli abbracci che di certo valeva, un così fatale annuncio.
Ebbene la novità, signore e signori, é che la morte sta sotto. Sotto gli strati di vernice, sotto gli occhi bistrati, sotto i minuetti affettati e la foto di gruppo.
Sotto. Perché diamine, la morte non ha certo un buon odore.

26 commenti:

  1. La morte sta sotto. Ce la cacciamo noi, a forza.
    Per non sapere, non sentire, non vedere.
    Mio malgrado ho dovuto averci a che fare, purtroppo spesso, con questo tipo di morte.
    Se succedesse a me non so cosa farei.
    Credo non direi niente.
    E per quanto mi riguarda, non voglio sapere nulla di me.

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    1. Era una storia allegorica.
      In realtà ho un'impressione (più generale) che la verità, quando è sporca e puzzolente, sia merce poco gradita. Pratichiamo più volentieri i sorrisi, e li smerciamo senza preoccuparci della loro autenticità.

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    2. Io so che non pratico manco i sorrisi di circostanza.
      Non pratico niente, mi assento.
      Ed è un cruccio pesante.

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  2. Non so. Non so cosa farei io se avessi un simile male. Forse cercherei da un lato di curarmi (se fosse possibile) dall'altro di trovare qualcuno che avesse cura dei miei figli.

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    1. Bimba, approfitto per dirti che da quando ho aperto l'altro blog wordpress non riesco a commentare su wordpress!!! Ho tentato più volte, spero di risolvere l'arcano. Ti leggo sempre :)

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    2. A volte le piattaforme informatiche hanno i loro lati oscuri... ma sono sicura che prima o poi ne verrai a capo!
      Un abbraccio!

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    3. Mi indichi il link del tuo blog su WordPress?
      Enzo Rasi.

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    4. Ciao Enzo! Ho seguito un po' le tue traversie...solite brutture...

      Il blog wordpress è quello della scuola, della classe quinta. Lo gestiscono i bambini :)) ma l'amministratore sono io

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  3. ho letto poco fa l'annuncio della Bonino, la morte sta ovunque e non dovrebbe farci paura, tanto non serve averne paura.

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  4. io faccio come i bambini quando qualcuno dice loro qualcosa di sgradevole

    faccio strani rumori ma molto rumorosi dalla bocca e mi tappo le orecchie

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  5. ...racconto? intensissimo e agghiaccinante e fino a poco dalla fine non si sa per chi parteggi l'autore/trice: più che a Ettore Scola o a Ken Loach richiama certe cose di Lars von Trier o di Thomas Vinterber... "sulla famiglia, questa (s)conosciuta..." post bellissimo

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  6. "Vinterberg" errata corrige

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  7. Tema difficile, in ogni caso io non credo ci siano momenti "adatti" per queste cose, ti sconvolgono la vita e, quindi, penso non ci dovremmo soffermare sul momento in cui la cosa ci viene detta, quanto sul cuore che si ha una volta che viene udita nel dare aiuto a chi, è evidente, in quel momento ha solo e soltanto bisogno di questo.

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    1. Chiedersi di cosa ha bisogno l'altro? Merce rarissima Maurì. Non tutti siamo capaci, perchè significa uscire da sè.

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  8. Ricordo una ragazza con la quale per un paio d'anni divisi casa, ai tempi dell'Università.
    L'ultima fase della chemio, quell'anno, la dovevo fare a casa prendendo il mio mix di pasticche e goccine. Lei non voleva vedermi, in quei momenti. Ché stava male - diceva. E allora prendeva al volo la borsa e tornava a casa solo quando gli effetti erano finiti e si poteva ridere e vivere come niente fosse.
    E mi voleva bene. Ma ho imparato - sbagliando - che certe parole vanno nascoste. Che la gente ti dice "voglio esserci", ma poi non vuol esserci davvero. Dal profondo.
    Forse per questo ho poi deciso di sbattermene e di dichiararlo a gran voce, sdrammatizzando, il mio male.
    Bisognerebbe inventare un corso "gestione del dolore tuo o degli altri".

    E tu riesci a incantare ogni volta, scegliendo sapientemente le parole :)

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    1. Come sei bella piccola nella nuova foto!!
      Una carezza :)
      P.s. Non vuole e non PUO' esserci, credo.

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    2. Non posso dare una giustificazione alla fuga, forse perché credo che la malattia sia, debba diventare, parte della nostra storia e, quindi, della nostra identità: è l'unico modo per non farsi "sopprimere".
      Chi si assenta nel momento più difficile è come se volesse tagliare con l'ascia una parte dell'identità di chi sta male. E quella parte non si taglia, di certo non la taglierà mai chi la vive sulla propria pelle.
      Ho conosciuto gente che fugge e si giustifica dicendo di non essere in grado di sopportare.
      Ho conosciuto il tuo stesso percorso di malattia e so che, se fossi stata dall'altra parte, non sarei mai fuggita: posso dirti che guardavo sempre chi stava peggio di me e mi sentivo "fortunata" nella sfortuna, quasi in colpa per stare meno male di altri.
      No, io non accetterei nessuna spiegazione: sono trucchi, durano poco o nulla.

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  9. La morte va affrontata vivendo intensamente :0) poi la paura passa.

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    1. Ma anche se fa paura...che a volte è lecito...va comunque affrontata.

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  10. Ingenuo uomo che aveva sperato nel calore della festa per trovare per se' affetto in tavola assieme al panettone
    massimolegnani

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La vita è così, stupisce

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