domenica 24 giugno 2018

E insomma son contenta


Essendo la nostra una scuola non parificata, ogni anno tutti i bambini/ragazzi devono sottoporsi agli esami di idoneità presso una struttura pubblica o riconosciuta.
Questo implica un'aderenza ai programmi ministeriali e dimostra che dare spazio al pensiero creativo, ai talenti individuali, alle esperienze dirette e al fare, può magnificamente conciliarsi con obiettivi strutturati, competenze specifiche e traguardi di apprendimento.
Una delle cose che i nostri bimbi dicono più spesso, quando si tratta di descrivere la loro realtà scolastica, è "non abbiamo i banchi". Come se i nostri tavoli da cucina o salotto, sparsi qua e là nelle stanze, che rappresentano comunque uno spazio di impegno, lavoro e operosa attività, fossero lì come un segno di apertura, come la dimostrazione chiara del loro essere "liberi di apprendere".

La mia classe
Agli esami arrivano sempre pettinati ed eleganti: una mamma mi ha raccontato che il giorno precedente alle prove la sua bimba ha voluto ad ogni costo comperare un vestitino nuovo, che ha poi indossato orgogliosamente per raggiungere l'edificio scolastico con tutti i suoi "lavori" sotto braccio.
Sono sempre molto emozionati e a volte un po' tesi, come ognuno dei loro maestri. Anche per noi, che abbiamo scelto di insegnare in modo non tradizionale, l'esame è sempre un banco di prova, necessario a calibrare e misurare un intero anno di pratica. Pratica che alla fine, fermi restando i programmi, è anche per noi un esercizio di libertà: posso parlare dell'antica Roma simulando le guerre puniche, leggendo Ovidio, cucinando la salsa garum o confezionado una toga. E in tutto questo tuffarsi e nuotare nella bellezza di apprendere, manca - per scelta consapevole - la rete protettiva del registro, delle comunicazioni ufficiali, della penna rossa che sottolinea l'errore. Mancano i numeri, a dirti che hai fatto un buon lavoro, che sei un buon maestro. 
Ecco perchè anche noi arriviamo a quel giorno vibranti, carichi di emozione.
Mai come quest'anno sono stata fiera dei miei bambini. Mi è piaciuto il loro modo di approcciarsi alla commissione d'esame, il loro sorriso sicuro e il loro fare educato, il sentirli dire "ma ci avete chiesto poche cose!". Mi sono piaciute le facce compiaciute delle maestre ospitanti, il loro stupore di fronte ai bellissimi modellini e lavori personali, frutto di impegno e fatica. E la voglia dei ragazzi di dire, ancora dire e ancora mostrare, convinti di avere qualcosa di importante da comunicare, di essere riconsciuti attraverso le loro scoperte.
Come quella bimba di seconda, che uscita dall'esame orale ha detto: "ho spiegato gli egizi come fossi stata un'archeologa, li hanno capiti bene". 
Insomma bravi, e basta.

La cellula  
 
Plastico della valle glaciale
Il legionario
Il cuore

19 commenti:

  1. Ma che bellezza! Che lavori!

    E bellissima la frase della bambina, mi piace proprio la conclusione "Li HANNO capiti bene!"
    Significa che lei sa di avere approfondito la cosa, "domina" la materia, l'ha fatta sua. Bello!

    La scuola vostra, per alcuni aspetti, ricorda quella dei miei figli (anche se loro hanno anche i banchi).

    Inoltre, non si impara solo seduti a un banco di scuola, si impara in ogni occasione, se si è pronti a farlo.
    Tipo, vai in campagna e vedi il nonno che lavora la terra, o che pota le piante. E magari ti insegna e spiega il perché di tutte le cose... oppure un meccanico che ti aggiusta la bicicletta e di fa notare tutti i meccanismi meccanici.

    Credo che la differenza sia tra "lezione frontale" e "lezione interattiva".

    Nella lezione frontale gli studenti stanno zitti e (possibilmente) attenti, e al massimo prendono appunti. Nella lezione interattiva, li metti a fare da sé.

    Io per le sezioni del corso che devo fare sono piuttosto vincolata a fare "lezione frontale", ma vedo che molti, senza fare, poi dimenticano.
    Sto pensando a implementare un modo più interattivo... ma, appunto, ci sarebbe bisogno di più tempo. Vediamo quello che riesco a fare.

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    1. Esatto.
      Nella lezione frontale lo studente rimane comunque passivo...tu trasmetti, poi non sai cos'ha ricevuto.
      La lezione partecipata implica un atto di scelta e responsabilità, un mettersi "nelle cose" attivamente...

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  2. quanto costa ai genitori questa scuola privata?

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    1. La nostra realtà é gestita totalmente da una cooperativa di famiglie. I genitori si occupano di tutto, dall'amministrazione/segreteria alle pulizie, dalla manutenzione ai contatti con l'esterno. Nessuno intasca nulla, per intenderci...le rette (che sono comunque basse, metà di quanto si paga in altre realtà private, anche di matrice cattolica) servono a sostenere i costi vivi.

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    2. Come dire...é lo stesso genitore che amministra a pagare la retta...

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    3. Che roba unica

      Fa anche le medie?

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    4. Sí, quest'anno sono usciti i primi ragazzi dalle medie... ❤

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  3. (rido) mi fai venire in mente un mio cuginetto che uscito dall'esame di 5° ci disse esterrefatto mi hanno chiesto un sacco di cose, oh ma non sapevano proprio niente, gli ho dovuto spiegare tutto io.

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  4. Anche io sarei emozionata. Al loro posto, certo, ma anche al vostro. Un esame è pur sempre un banco di prova importante.

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    1. Ed è anche giusto che lo vivano con un minimo di tensione emotiva...

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  5. Bella la loro esperienza degli esami!
    Non so se questo tipo di scuola faccia al caso mio, sono convinta che una valutazione anche numerica sia opportuna ma deve essere spiegata e vista in ottica di positività e correzione che fa crescere in fiducia di sé.
    Il mio pensiero è però irrilevante perché se il senso è crescere ed imparare e i vostri ragazzi lo fanno e arrivano con questa serenità a degli esami tradizionali è chiaro che il compito è più che assolto. Brava tu!!

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    1. Mi ricordo l'esame di valutazione all'università...un malloppo allucinante... Ecco, lì si teorizzava il valore del misurare con criteri riconoscibili il prodotto (sia esso un test di verifica, un'interrogazione o un testo narrativo). Dall'altra parte però, sottolineava che il docente dovrebbe porsi, come il più alto degli obiettivi, la valutazione del processo (di suo, invalutabile con criteri universali, buoni per tutti i soggetti).
      Ecco, nel riconoscimento dei talenti/limiti di ognuno (tizio riesce meglio nell'esposizione orale perchè ha un'intelligenza linguistica e comunicativa, caio è bravissimo a spiegare attraverso l'utilizzo di mappe concettuali perchè è un visivo...ecc ecc) io sono per una valutazione che tiene conto anche del processo, ma soprattutto del modo di approcciarsi al sapere e allo studio, di ogni individuo.
      Tra l'altro, non usando metri e misure, ho scoperto che i miei ragazzi sono bravissimi nell'autovalutazione: giudici severissimi di loro stessi! :)

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  6. Si, fondamentale che arrivino sereni e padroneggiando il loro sapere. E tanto è merito di chi insegna, e come lo insegna... ;)

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  7. Che soddisfazione leggo tra le righe della maestra così fiera dei suoi bambini.

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  8. soddisfazioni impagabili, totalmente impagabili

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