lunedì 5 settembre 2016

Una donna



Non succede due volte di essere amato con l'intensità di una missione.
Non succede a molti di noi neanche una volta.
(La Natura Esposta, Erri De Luca)

Conosco una donna che ha superato la settantina. Che si occupa di una madre bambina e dei suoi bambini cresciuti. Che si fa carico delle altrui pene, dimenticando per un'ora le sue. 
Questa donna dagli occhi belli ha sempre creduto nella gente: alla fine anche il più sordo ascolta, capisce, cambia. Si immagina perfino che l'uomo con cui si corica, un mattino al risveglio possa dirle sorridendo "non bevo più, ho smesso". Che tutte le promesse diventino roba che si tocca, si assaggia, si posa. Roba con cui scaldarsi.
Nell'attesa ci va lei da sola, agli alcolisti anonimi, dopo aver portato una fetta di torta alla sua mamma, dopo averle lasciato un bacio sulla fronte. Ci va per ascoltare, perchè ascoltando si impara tanto, si lima un po' il tormento, si riempiono gli spazi degli abbracci mancati.

Nessun uomo mai farebbe ciò che lei fa con leggerezza di farfalla e cuore ballerino. 
E non parlatemi di maschi cacciatori, di femmine che alimentano fuochi e di cazzate sul DNA delle scimmie. Io me ne fotto,
Che mi si conceda di somigliarle almeno un poco, di camminare qualche volta lievemente, come lei sa.


30 commenti:

  1. di solito però le donne fanno poco con leggerezza

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    1. Fanno con profondità, troppa.
      Che è orrendo generalizzare, che di uomini profondi e generosi e capaci di mettersi a lato ce ne sono tanti.
      Dico solo che pochi si prendono/prenderebbero un carico simile. Anzi, non lo dico, lo vedo.

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. Il tuo "io me ne fotto" ha dato questo post, il giusto peso per rimanere tra la fiaba e la realtà.

    Lo adoro

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    1. E' per quell'aria irriverente che abbiamo, che ci siamo piaciute. Tu più irriverente e anarchica. Io imparo...

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  4. Eppure si corica con quel tormento tutte le sere.
    Cos'avrà mai da espiare?
    O che crede di dover espiare?



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  5. Sai per esperienza diretta ti dico che mi trovo d'accordo con Vipero. E credimi qui non si tratta di muoversi con leggerezza fra gli alti e bassi della vita qui in gioco c'è molto di più. Oh io non la giudico,non mi permetterei mai,lei sola conosce o non conosce le ragioni che la portano a coricarsi tutte le sere con quel tormento,ed è a quelle ragioni che mi riferisco quando scrivo che condivido il pensiero di Vipero.In realtà in questo momento sono combattuta fra il dire e il tacere tutto quello che mi passa per la testa,ma temo di ferire la sensibilità altrui,temo di non essere compresa, ma una cosa vorrei fare dare un abbraccio a quella persona,e che la sua costanza sia premiata, che la sua volontà di vedere chi gli sta accanto ritrovi la via buona possa realizzarsi.Gli e lo auguro di cuore.

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    1. Credo non le dispiacerebbe quell'abbraccio :)
      Grazie Carolina...

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  6. si riempiono gli spazi degli abbracci mancati è di questi che io, ogni tanto, sento il peso. Di tutti gli abbracci che mancano e che non ci saranno mai.

    Anche se però non devo proprio lamentarmi, che il mio abisso non è così profondo, anzi. Molte volte nemmeno ci penso più.

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  7. A volte, spesso, tocchi in me delle corde profondissime che portano con sé echi di grande dolore. Eppure alla fine di quel dolore c'è la mia serenità che si dipana perché è quel vissuto che mi ha fortificato ed insegnato.
    Ecco, io vorrei dire a quella donna che una mattina quella frase arriva. Io lo so sulle cicatrici del mio cuore al tempo bambino, lo so sull'angoscia, lo so sull'amarezza, sulla delusione. E lo so sulla speranza, che è quella che consente di camminare con leggerezza. Vorrei anche dire a quella donna che quando quella frase arriva e non ci si crede più, i fatti che arrivano poi sono puro stupore e meraviglia di saper ancora respirare.
    Vorrei raccontarle tante cose, sapendo che tutte le storie sono diverse ma le emozioni che le accompagnano sono tutte uguali.
    Un giorno forse saprò raccontarle che questi discorsi smettono di far tremare.

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    1. Sei una stella che brilla...ma è l'effetto del mare.
      Mille baci

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  8. Non è espiazione Vipero, non lo è quasi mai...

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    1. Ho difficoltà a credere sia solo amore. Probabilmente perchè sono maschio e quindi diversamente sensibile. È un tipo d'amore (a senso unico?) che concepisco solo per i figli.
      A me fa un po' rabbia, ecco. E chissà, a leggere l'enfasi in quel "me ne fotto", che non sia l'unico.

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    2. Non è la sede più adatta e probabilmente mi uscirà un romanzo a puntate: me ne scuso in anticipo.
      Conosco molto bene l'alcolismo e le sue dinamiche (che sono quelle alla base di ogni dipendenza) per ragioni familiari e perché i miei sono stati per 25 anni operatori di gruppi di autoaiuto in qual campo. Mia madre lo è ancora e sta sfiorando i 30 anni di attività.
      Comincio con il segnalare che ci sono una infinità di donne alcoliste, in numero quasi pari a quello degli uomini. Queste donne sono accompagnate dai loro compagni nella stessa proporzione in cui lo sono gli uomini, per la mia esperienza. Il che significa che non c'è una sostanziale differenza numerica tra uomini e donne che si coricano tutte le sere accanto a compagni che bevono.
      Perché uno non cede lasciando l'altro al suo destino dipende da una quantità di fattori che non possono e non devono essere riassunti nella semplicistica dicotomia amore Vs espiazione. Lo si fa per speranza, perché ci si ricordano le ragioni prime che hanno unito, per senso del dovere, a volte anche per necessità. Tuttavia di solito la causa principale è il rispetto di sé. Ora, lo so che sembra il contrario eppure il provarci fino in fondo, fino allo stremo delle forze, fino allo sfinimento, fino a toccare il fondo, permette poi nel caso non si arrivi alla soluzione auspicata di inizio astinenza di continuare a camminare a testa alta e di essere comunque fieri di sé. E convinti anche, sicuri di non aver lasciato nulla di intentato e conseguentemente non macerati nei secoli dai dubbi del "e se avessi fatto questo o quello?". Tieni presente che il tutto è reso ancor più difficile dalla reazione media dei conoscenti che oscillano da un'inutile compassione alla rabbia che tu stesso manifesti. Perdonami se mi permetto di dirti, non conoscendoti affatto e quindi forse sbagliando, che questa reazione fa male tanto e quanto l'alcolismo del compagno. Fa sentire soli al mondo, incompresi e ancor più stanchi, perché è un continuo combattere anche laddove si vorrebbe trovare un ascolto privo di giudizio. Il che non significa che bisogna essere d'accordo per forza ma che a tratti si può anche cercare di comprendere i differenti strati di profondità delle situazioni e abbracciarli pur senza aderirvi.

      Scusatemi se sono stata prolissa.

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    3. Per carità Alah', non.devo perdonarti proprio nulla. Mica m'hai dato.del laziale ;)
      Una cosa però ci tengo a precisarla: ho smesso di giudicare la gente. Non comprendo, non concordo, ma non punto nessun dito.

      Per il resto grazie. Leggerti/vi è davvero prezioso.

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  9. La dedizione alla cura è anche maschile ma sì manifesta in modo maschile, ad esempio col sacrificio nel lavoro in guerra.
    Penso che molti di noi conoscehanno storie di uomini che hanno superato tormento, solitudine, fatica, privazioni per la famiglia, un tempo, come emigrati, anche in solitudine.

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    1. Ma adesso, qui e ora, guardandoti intorno quanti ne vedi?

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  10. ho capito e, so cosa significa e conosco quella leggerezza nonostante tutto...non è espiazione, non è sacrificio, non è paragonabile agli esempi "estremi" di uomo. Sicuramente esistono degli uomini di pari "intensità del viver quotidiano" ma, appunto, sono eccezioni.
    Tu Gioia,hai quella leggerezza intensa :)

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  11. Voglio dirti che anch'io, ponendomi su di un piano strettamente razionale, potrei essere tentata di descrivere soprattutto pena per tanto amore sprecato, perché di fatto è sprecato...e forse lo sarà per sempre: potrei cioè gettarmi anch'io d'istinto in un giudizio negativo.
    Però, per esperienza diretta, riesco per fortuna a cogliere lo stesso la poesia e la forza della mitezza invincibile di quell'amore, indipendentemente dal bersaglio inappropriato che quella persona si è scelto.
    Forse, il valore, la grandezza, la preziosità di questa "incomprensibile" (per alcuni) dedizione sta proprio nella perseveranza dell'amore non ricambiato: razionalmente è un errore, di cui solo lei porta il peso e il danno; poeticamente è l'espressione di un'umanità che meriterebbe ben altro riconoscimento.
    Capita di insistere a donare amore senza giungere mai a colpire il bersaglio: è come esercitarsi in un tirassegno truccato; è capitato anche a me e, sebbene sia riuscita dopo anni a staccarmi da quel gioco perdente, mi sono sentita veramente affrancata dalla condizione di sconfitta solo nel momento in cui, rielaborando la perdita, ho capito il valore e la potenza dell'amore che avevo espresso senza vederlo mai riconosciuto.
    Così, con questo sguardo e con questa consapevolezza, leggo oggi il tuo post: la vogliamo chiamare empatia? beh, non solo, piuttosto direi cognizione della rara capacità d'amore di alcuni.

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    1. Mi piace questo gioco di rimandi ed echi...ora le tua parole suonano in me e rimbalzano ovunque.
      Il tirassegno truccato. Che geniale paragone.
      Lo sai anche che è truccato, l'hai capito a forza di perdere, eppure non riesci a smettere di provare.
      Grazie sai.

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  12. "Che tutte le promesse diventino roba che si tocca,"
    questa frase Erri te la ruberebbe, ha l'intensità scorticante delle (sue e tue) parole semplici.
    massimolegnani (orearovescio.wp.com)

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  13. L'alcolismo è una malattia.
    È un'idea difficile da accettare anche per chi conosce bene il problema, ma se non si parte da questo presupposto ogni ragionamento lascia il tempo che trova.

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  14. Nel paese di Pinocchio accadono cose nette, definite e mai opinabili.
    Come questa.

    Il Corvo, facendosi avanti per il primo, tastò il polso a Pinocchio, poi gli tastò il naso e il dito mignolo dei piedi: e quand’ebbe tastato ben bene, pronunziò solennemente queste parole:

    “A mio credere il burattino è bell’e morto: ma se per disgrazia non fosse morto, allora sarebbe indizio sicuro che è sempre vivo!“

    “Mi dispiace” disse la Civetta “di dover contraddire il Corvo, mio illustre amico e collega: per me, invece, il burattino è sempre vivo; ma se per disgrazia non fosse vivo, allora sarebbe segno che è morto davvero“.

    I bianchi sono bianchi, i neri son neri.
    Sarebbe tutto molto semplice, tagliato col coltello e senza sbavature.
    Dove invece si cammina in territorio umano, non va propriamente così.

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  15. Si certo che è curabile.
    Cronica ma curabile.
    E curabile a caro prezzo.

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La vita è così, stupisce

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