domenica 27 aprile 2014

Vorrei raccontare


Ordunque.
L'altra sera pensavo ad una storia. Di due che si amano, ma che si amano da sempre, oltre le tre dimensioni (quattro, se consideriamo il tempo), che si sono scambiati un primo verso gutturale 4 milioni di anni fa, appesi ad un ramo o nell'atto di succhiare un ramoscello zeppo di formiche rosse.
Poi avanti avanti, Erik il vichingo e la sua sposa, Matilde di Canossa e Gregorio, Miyamoto il Samurai e l'amata Otsu.
E allora immaginavo che la storia potrebbe chiudersi con un'immagine in dissolvenza: due scheletri in un gabinetto anatomico. Quello più grande dell'uomo e alla sua destra quello della donna, le teste degli omeri a sfiorarsi.
Eh, lo so. Da attacco glicemico. Eppure mi pare così bella, la mia storia.

15 commenti:

  1. Più di due scheletri, innamorati ed in dissolvenza, c'erano pure ad Auschwitz però. E non era affatto la fine della Storia. E non ditemi che è una nota di cattivo gusto. C'era amore anche là. Anzi di più. Diciamo che la tua storia avrà fine con la fine dell'uomo. Che tornerà a succhiare ramoscelli secchi senza neanche più formiche rosse, come ultimo atto.

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    1. Perchè cattivo gusto...l'amore trova il suo spazio, anche nei luoghi del dolore.
      E meno male.

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  2. Io vedo una fine in dissolvenza, ma come nei vecchi film in bianco e nero.

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  3. si vende roba buona dalle tue parti pare.... :-)))))

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  4. Amore che viene da vite passate... sensazione meravigliosa che ha sentore di eterno.

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  5. E perchè non ce la racconti, allora, questa storia? io la leggerei molto voltentieri :)

    Buona settimana Gioia :)

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  6. E' un bella storia... mi ricorda questa:
    http://www.youtube.com/watch?v=-RR_iRdCtuk

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    1. Non la conoscevo! Ho letto il testo...
      E' proprio bella.
      Ciao Giò ;)

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  7. ahahha bellissima idea, appoggio appoggio :)

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