Cinque anni.
Alla fine di ottobre di cinque anni fa, si chiudeva un'era ed iniziava per me un tempo di rivoluzioni e cataclismi e sovvertimenti tali, da rendere impossibile scorgere - a posteriori - una qualsiasi continuità fra il prima e il dopo. In un crescendo distopico che neanche nei peggiori sogni avevo potuto mettere in scena, la mia vita perdeva contorno, sostanza, peso.
Non mi par neanche vero, adesso.
All'origine di ogni cosa c'è una giovane donna affacciata alla finestra su una piazza rovente, gialla, eterna e bella da commuovere. Sotto di lei, le tante strade che la sua paura ha scelto di non percorrere, e gli sguardi che non vuol notare, e le carezze che si è negata. Tutto lì sotto, che basta dire sì.
E il consenso che le scappa dagli occhi - rauco, colmo, liquido - scende giù ad ali spiegate, portando distruzione e macerie.
Ci sono schegge di quel tempo che ancora non so tenere tra le mani, senza ferirmi. Segreti, bugie, auto in corsa, un paio di sandali altissimi e dorati. E poi lacrime, olio di mandorla, cuore nero e notti bianche. Gocce direttamente in bocca per non sentire più niente, sigarette fino a togliere le voci. Toccati adesso, dimmi che lo stai facendo, ma i bambini hanno fame e il purè si attacca.
Mi hanno chiesto se rimpiango la pelle che brucia. gli occhi rossi di febbre, il passo morbido che mostra carne e desideri. Se un poco, anelo al tormento.
Non
ci ho dovuto pensare. Perchè questa me tiene spazio per spaghetti e
risate, notti accoccolate, occhi di bimbi e lezioni appassionate.
Conserva un po' di quel languore nella schiena che si inarca, accogliendo una carezza.
eppure tutto questo trasformarsi ci fa sentire vivi, aneliamo al cambiamento forse proprio per poterlo guardare voltandoci quel tanto che basta per dire: Non ci ho dovuto pensare
RispondiEliminaCredo che in quegli anni ci sia stata l'unica e vera rivoluzione della mia vita. La fatica del guardarmi, dell'andare dritta al centro, l'accettazione di miserie e bellezze. La consapevolezza che aveva deciso per me la paura, fino a quel momento.
EliminaPoi tutta l'esistenza é mutare, ed é questo che dá senso a tutto...
Il cambiamento non è mai casuale. E' successo anche a me. Basta un incontro.
RispondiEliminaIl pericolo è il non incontro. Resti sempre lo stesso. Un idiota.
Non so se ero idiota prima, se lo sono ora. So che adesso mi piace stare con me e prima non mi piaceva.
EliminaE meno male, direi.
RispondiEliminaDirei anch'io. :)
Eliminaera più viva quella Gioia o quella di adesso?
RispondiEliminaQuella di adesso. Un miliardo di volte.
Eliminacomunque mai eri stata così esplicita su quel periodo. sarò un pò perverso, ma sto cercando di immaginarmi la cosa
EliminaSai, Gioia, io credo nell'unità della persona, ci credo profondamente, ed essendo io di temperamento piuttosto passionale, (detto a tutto tondo), ho passato degli anni a scartare come fossero bucce alcuni pezzi di passato verso i quali avevo maturato una sorta di "odio".
RispondiEliminaIn realtà, ma ce n'è voluto per capirlo, solo recuperando quel che ero stata in passato potevo essere la me di oggi. Credo occorra "recuperarsi" sempre, non per ripetersi (mai sia!) quanto piuttosto per ricomporsi, perché l'oggi è il risultato anche di tutti gli "ieri".
Posso dirlo? ho l'impressione d'aver respirato e camminato dentro questo tuo post.
Un abbraccio.
Si...sottoscrivo tutto...
EliminaPer anni, ad esempio, ho detestato l'adolescente ribelle e terribile che sono stata. Ora la ritrovo nella borsa a tracolla, nella collana con le perle di legno colorate, e le sorrido.
Sempre troppo buona bimba...abbraccio a te :)
Bellissima analisi, comunicata ancora meglio.
RispondiEliminaGrazie Enzo...
EliminaHo riletto almeno 3 volte per capire te e non sovrapporre preconcetti od esperienze.
RispondiEliminaIl primo sguardo mi ha fatto male e non capivo perché, così come non capivo perché la mia testa svicolasse se tentavo di fermare il pensiero. Ho lasciato andare aspettando che il subbuglio che non comprendevo si placasse. Allora ho riletto e ho capito: è l'ansia di riempire che per un po' ho provato.
Ma non è tua, questo parla della te di adesso, del tuo includere e della tua capacità di esporti ed offrirti e della misura ritrovata in questo. O forse no, forse è ancora sovrapposizione.
Sia quel che sia accogliere i pezzi "sbucciati" e ricomporli è faticoso, ecco.
Si...é vero. E la scrittura tesse la sua trama, ti permette di portare fuori e di guardare e di capire e di rendere tutto meno "tuo"...
Eliminaecco cosa era tutto quello sbriluccicare dorato, un sandalo tacco 12... e io che avevo pensato di essere in paradiso.
RispondiEliminacordialità
Insetto Marrone
Ti leggo prima di addormentarmi e rido...che mi passa pure il sonno.
EliminaChe poi questa la capiamo solo io e te, mi sa.
A me oggi appari serena come non mai. E questo è quello che conta😘
RispondiEliminaE questo é assolutamente vero...
EliminaBaci stella.
Ma porco boia ! Perchè t'hai da tormentare sempre per le tragedie passate!?
RispondiEliminaC'ha 'na vita davanti, pensa a quella e cerca di sognarla tanto felice che se non ci riesci in pieno sei contenta lo stesso.
Buonanotte, Bacetto in fronte.
"Il racconto autobiografico è una riscrittura dei ricordi, non una semplice trasposizione di essi su carta. Nel momento in cui questi ricordi diventano un testo esterno, passano attraverso un’operazione complessa durante la quale l’intelligenza retrospettiva collega un certo ricordo ad altri, trova un filo logico, lega cause ed effetti: in questo modo, chi scrive dona un senso ai propri ricordi. In poche parole, riscrive la trama dei propri ricordi".
EliminaMi fa star bene. Stai tranquillo:)
Si capisce che non si tratta di una trasposizione di fatti ma di una loro elaborazione.
RispondiEliminaPer questo il commento è di grande spessore.
Sei bravissima. Verrò a sedermi nell'ultimo banco della scuola dove insegni.
Ciao.