Ore undici, i bambini di quarta lavorano silenziosi. Hanno grande libertà di movimento: vanno e vengono dall'aula discreti, per cercare materiale, testi, per un consiglio o un aiuto di un compagno più grande. Non serve alzare la mano per chiedere di uscire, spezzando un clima quieto ed operoso. Mi fido di loro, sono rispettosi, sanno comportarsi.
Da un po' manca Francesco, mi affaccio al corridoio, non lo vedo. Domando sottovoce ad un paio di compagni, ma non sanno. Allora scendo le scale, curioso nelle stanze di passaggio. Lo trovo in spogliatoio che gioca con le macchinine, assieme ad un alunno più piccolo. Mi vede e sobbalza.
"Perchè sei qui Francesco?", gli chiedo. Lui si volta verso l'amico e gli porge la macchinina rossa. Poi si alza e si avvia sbuffando verso le aule.
"Posso sapere cosa succede?", insisto fermandolo.
E lui d'un fiato, rabbioso, dice che Giacomo lo ha apostrofato con parole brutte ("ma brutte maestra"), e che lui è rimasto così male da sentire il bisogno di una pausa.
Rientro in aula seguita da Francesco, che già esulta, e mi avvicino a Giacomo. Alza gli occhi, ci vede e di colpo appassisce sulla sedia. Dico solo: "quindi?".
Il compagno di banco cerca di dare la sua versione dei fatti e (spietato) rincara la dose. "Meglio che non ti racconti quello che ha detto mestra, perchè è un'offesa terribile". Gli ricordo che non mi sono rivolta a lui per avere risposte e aspetto le parole di Giacomo. Quello sospira, poi rassegnato inizia il monologo.
"E' che vedi maestra, Francesco sta ogni volta in mezzo, vuole sempre ascoltare quello che si dice, e io sono stufo. Mi dà fastidio quando sta attaccato, che non posso neanche respirare. Vorrei stare in pace qualche volta, lavorare senza averlo addosso!"
"Ok. Questo è quello che volevi dirgli. E invece cosa gli hai detto?"
"Non so se possoo".
"Puoi".
"Togliti dalle palle. Ecco. Così ho detto".
Estrema ed efficace sintesi di un pensiero articolato. Zac, dritto alla meta, senza indugi. Mi viene da ridere, ma ovviamente non posso.
M'è toccato il pippone delle parole gentili, alternative, che non fanno male. Loro si sono stretti la mano, e via a giocare a pallone. Senza starsi troppo addosso, però.
Rispiega un po', che a me co' quei due che girano per casa (uno di quarta l'altro di quinta) succede ogni 27 secondi...
RispondiEliminaAh riporta pure il pippone, così copio/incollo.
Grazie neh.
Non ci sta nello spazio di un commento... ;P
EliminaPoi i pipponi li fanno le maestre. I papà si tappano le orecchie e via :)
Ma ci sono ancora bimbi belli così.
RispondiEliminaSchietti e puri che vanno dritti alla meta. Per fortuna che sono zia, altrimenti mi toccherebbero i pippotti con i miei nipoti.
E invece ogni volta che fanno un bel gol li guardo e me li sbaciucchio, ancora un po'.
Certo...che poi me li sbaciucchio pure io, che ti credi? :))
EliminaMa non avevo dubbi;)
EliminaEcco quando leggo queste cose viene da sorridere anche a me.
RispondiEliminaSono bambini innocenti, splendidi.
E tu sei brava, io non so se riuscirei a fare la maestra, e' un lavoro in cui ci vuole tanta passione, tanta pazienza, tanta preparazione. Pero' si', quando stai vicino ai bambini e assisti/ascolti certe meraviglie e' impagabile! :)
E' il mestiere mio :)
EliminaHai fatto fare un segno di pace
RispondiEliminaa uno che s'attacca come pece
E' vero!!! Ma poi ha capito...
EliminaLeggendoti capisco che non avrei mai potuto fare la maestra: io avrei cazziato Francesco.
RispondiEliminaNon si fa la spia, né tantomeno si scarica chissà quale colpa ad altri per farsi una pausa, fosse anche giocare con le macchinette.
Eh, qua tocca essere salomonici. Ma ovviamente anch'io propendo, senza darlo a vedere. Spero.
Eliminaio sto con Giacomo
RispondiEliminaIo stadio successivo. Dopo il preventivo del carrozziere un bestemmione della madonna...
EliminaE chi non starebbe con Giacomo? ;)
EliminaPippuzza, come mai il carrozziere?
A Roma *mi hanno* strisciato la macchina di papà -.-
Elimina"mi hanno"??? :D
EliminaEh, praticamnete... Le capre ci sono.
RispondiEliminaE' una scuola un po' diversa. gestita dalle famiglie, con un indirizzo libertario. Che non significa "faccio quel che mi pare", ovviamente...
Fa sorridere il pensiero della purezza, della trasparenza che hanno i bambini... così autentica, così speciale finchè resta in loro :)
RispondiEliminaConservarne qb per l'età adulta... ;)
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RispondiEliminaIl pippone sulle parole gentili ci stava, sono una di quelle che insiste molto sul fatto che i modi di dire le cose cambino tutto.
Ma loro sono piccoli, belli, liberi e spontanei così come sono. Ma soprattutto fortunati ad avere una maestra come te *_____*.
Eh...mica sono sempre così salomonica e misurata... Sia chiaro. ;)
EliminaPer quanto piccoli, sono proprio uomini.
RispondiElimina:)
In tutto e per tutto :D
EliminaChe cosa difficile... insegnare che le parole hanno un significato e che nell'usarle bisogna essere ben consci in ogni istante degli effetti che producono in chi le riceve. Che produciamo.
RispondiEliminaCosì non è la brutta parola in sé ma il contorno ed il corollario... che cosa difficile.
Ora però sono curiosa di questa scuola autogestita e con le capre. È una scuola steineriana?
Tu vieni...che ti aspetto...e io ti illustro tutto :)
EliminaTi manderò il link!!!
EliminaPerò c'è da dire che Giacomo ha il dono della sintesi e quello preziosissimo di dire subito qual è il problema. Detto da una che viene definita "piede di porco" dalle amiche 😀
RispondiEliminaTu sei bella, come loro purissimi e innocenti... Che si godano la loro età, ché qui a crescere si è sempre in lotta. Bacio grande
Però c'è da dire che Giacomo ha il dono della sintesi e quello preziosissimo di dire subito qual è il problema. Detto da una che viene definita "piede di porco" dalle amiche 😀
RispondiEliminaTu sei bella, come loro purissimi e innocenti... Che si godano la loro età, ché qui a crescere si è sempre in lotta. Bacio grande
Un piede di porco meraviglioso, però...posso garantire :))
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