lunedì 11 giugno 2018

Di nuove generazioni


Alla bambina cade dalle mani la scatoletta. I frutti di bosco che conteneva, rotolano quasi tutti sul pavimento, tranne alcuni che fortunatamente restano sul tappo rovesciato.
Siamo io e lei da sole: alziamo in sincro gli occhi da terra e ci guardiamo. Decido di non commentare e continuo a sistemare alcuni libri, come nulla fosse: voglio capire cosa intende fare.
La bimba, che ha circa sei anni, rimane con le braccia lungo i fianchi, affranta. Sposta lo sguardo triste dai frutti a me e viceversa, ma non parla e non si muove. 
Dopo qualche minuto mi rassegno a dire qualcosa. 
- Cosa vuoi fare?
- Non so.
- Penso che si debbano togliere lì, lo credi anche tu?
Fa sì con la testa.
- E quindi?
- Li raccologo e li butto.
- Bene. Dove li butti?
- Nelle immondizie.
- Giusto. Ma tutti li butti nelle immondizie?
Guarda a terra ancora, incerta, poi fa no con la testa. E rimane lì, ferma.
- Allora forza. Butta quelli che devi buttare.
- In quale cestino? 
D'istinto mi verrebbe da raccogliere tutto con due manate e chiudere la faccenda il più velocemente possibile. Ma so che non va bene. So che è abituata proprio a questo e questo si aspetta da me.
- Tesoro, secondo te dove si buttano gli avanzi delle cose da mangiare?
Cerca a destra, a sinistra. Il cesto dell'umido è proprio dietro di lei e non lo vede.
- Guarda, è dietro di te.
Con lentezza senile si china a raccogliere i frutti, ma la vedo titubante e accigliata nel momento in cui si appresta ad affrontare quelli puliti, rimasti sul tappo rovesciato.
- Dove li metto questi?
- Attenta che se non li mangi tu, li mangio io!
 E la faccio ridere. Ma resto così, con la faccia da pesce.


Una collega delle medie accompagna i suoi alunni presso un liceo cittadino per svolgere delle attività con i ragazzi più grandi. 
Fanno il loro ingresso in una classe terza, mentre è in corso la lezione.
Il prof spiega, parla e si anima, ma gran parte dei ragazzi smatetta a testa china con il cellulare: la cosa è piuttosto plateale e decisamente brutta da vedere.
Appena la collega ha occasione di scambiare due parole con il professore, commenta la cosa e chiede se è lecito che durante la lezione si facciano beatamente gli affari loro.
- Non sarebbe lecito, ma prova a toglierglielo...
Ecco, questa risposta mi fa rabbrividire. Anzi, mi fa incazzare. Non ti vergogni, caro collega, ad esporre la tua miseria con una simile calata di braghe? Perchè, non è forse tuo compito prendere una posizione, netta e decisa? E qui, non sei tu il tutore della legge? Non ti compete un ruolo educativo, un contenimento, una presenza forte, autorevole e proprio per questo, anche rassicurante?
Se a fronte di quattro genitori maneschi e trogloditi, chi dovrebbe garantire il rispetto delle persone e delle regole, se ne lava le mani e rincula, io non so più che dire. 
Tanta amarezza.

21 commenti:

  1. Per quanto riguarda la bimba, sicuramente entrava in gioco una dose di dispiacere per aver perso la merenda.
    Ma il problema vero era gestire la sequenza di azioni (che a te e me, paiono ovvie) necessarie a portare a termine il compito. Sempre più bambini manifestano difficoltà nel "tenere a mente" consegne banali, del tipo "vai in cucina e prendi il pentolino rosso dall'armadio". Questo non lo dico solo io, che li osservo, ma anche gli specialisti con cui per mestiere mi confronto.
    Considera anche che hanno mani poco avvezze al lavoro (e per lavoro intendo il gioco che implica una forza, una pressione, un controllo della mano).

    Riguardo a quanto citi in merito ai problemi logici, concordo. Credo che l'aver aperto la scuola a nuove didattiche e pedagogie, negli anni '70, sia stato assolutamente salvifico e benefico, ma purtroppo si è spesso scivolati in una sorta di crollo dei riferimenti. Posso colorire e rendere vivo ciò che insegno, ma le tabelline e i verbi (con tutte le dovute esperienze attive da proporre in parallelo) si imparano studiando, studiando e studiando. E facendo molto esercizio.
    Forse è sembrato, a noi insegnanti, di poter evitare ai bambini la fatica, la noia, la pesantezza della ripetizione e dello studio. Ma dopo aver scoperto, fatto esperimenti, vissuto gli apprendimenti in modo vivo e attivo, quel noioso fare e rifare fa parte del processo. Inevitabilmente.

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  2. Quello che Lorenzo non può o non vuole capire è che il bel tempo andato (ammesso che fosse bello) era il frutto di un mondo semplice con le sue dicotomia. La società contemporanea (diciamo dagli anni 90 in poi?) e' dannatamente complessa. Tutto si sta sfilacciando e ogni area critica puoi solo gestirla. E secondo me, guardandola prospetticamente, può solo peggiorare

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    1. Sono assolutamente d'accordo...
      La complessità, la confusione sui ruoli e il potere costituito, l'uso massiccio e incontrollato della rete...
      E si potrebbe proseguire, proseguire e proseguire.

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    2. Lorenzo.
      Dire "rete" equivale a parlare dei luoghi a cui loro, nella rete, accedono. Social, ma non solo.
      I bambini, anche piccolissimi conoscono anche altro, vedi Youtube, dove spesso bazzicano incontrollati. E questo non è un social.
      Quindi ho messo tutto sotto la parola "rete", mea culpa.
      Personalmente non ho mai parcheggiato i miei figli o demandato ad altri la loro educazione. Le altre Gioie non so cos'abbiano fatto, glielo domanderò.

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    3. Che è un mondo incomprensibile per gente come me che da ragazzo andava a comprare il punzonatore per fare il buco nei floppy e passare da 320 a 1.4.

      :D

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    4. Ho letto i tuoi innumerevoli commenti e onestamente fatico a superare il senso di fastidio che mi provoca il tuo "tono" sarcastico e sprezzante. Ed è un peccato, perchè spesso dici cose interessanti.
      Mi secca parecchio replicare (ero tentata di ignorare, ma mi pare di mancare di rispetto a chi passa di qui e decide di esprimersi), anche perchè vado ad avallare la tua teoria: la "gente come me" (stolida e piegata a 90) non è in grado di capire la "gente come te" (eretta e portatrice di verità) e per evitare il disagio di lasciarsi illuminare, scarta, evita e rifiuta.
      Credi quello che vuoi Lorenzo.
      Io dico solo che questo tono non mi piace, non mi corrisponde e sono libera di non volerlo per me.

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  3. Stupisce che non solo durante la lezione siano chini sul cell, ma che vi rimangano anche quando entra in visita una scolaresca estranea. Vien da chiedersi: se scoppiasse un incendio rimarrebbero online?

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    1. Mi fanno una pena infinita.
      Nessun adulto disposto a farsi carico di un "no".

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    2. se scoppiasse un incendio farebbero subito un video che, se non muoiono bruciati, li renderà famosi per una quindicina di minuti perché diventerà virale. O.o

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  4. questa bimbetta ha un futuro come impiegata pubblica :)
    cmq io la merenda gliela avrei mangiata subito.

    e vai di bullismo - yeah

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  5. Davvero amara questa vicenda, hai ragione.
    Io mi chiedo come ci si possa rassegnare così. A non valere niente, a non far valere la propria autorità. Ad essere figure sullo sfondo quando invece si dovrebbe prendere in mano la situazioni e cantarne quattro a tutti. Un bel fallimento, solo così lo si può chiamare.

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  6. Se avete visto wall-e, ecco, sapete come diventeranno gli esseri umani, delle specie di iperamebe, ugualizzate, massificate, su triclini volanti, con rifornimento regolare di elementi nutritivi che li distragga meno possibile dal visore che dispensa loro rumore, barlumi di vitalità.
    Il tecnoteismo progressista ha i suoi modi soft per creare masse sterminate di annichiliti, svuotati ad esso prostrati.

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    1. o - La necessità aguzza l'ingegno.

      Corpo - mente -spirito sono una cosa.
      Potremmo partire dal fatto che
      o - il corpo degli urbanizzati, piccoli compresi, è ormai atrofizzato, incapace, abituato da sempre al non-uso, al non-movimento;
      o - la mente riceve, nella quasi totalità del tempo di veglia, cibo tossico, rumore, pattume, stranezze iperboliche, inversioni, sovversioni.

      La disgregazione inizia dalle fondamenta e le fondamenta della prossima società sono le nuove generazioni.
      Lorenzo sottolinea che esistono delle mancate responsabilità, ed è vero.
      Ma è la società, il contesto, l'ambiente che è favorevole a queste regressioni generalizzate.
      Se avete visto Captain Fantastic (Lorenzo continua a pensare che io sia un fanatico di quella storia mentre rispetto ad essa ho un giudizio sostanzialmente neutro) si vede che il "tirarsi fuori" e un tentativo di educazione completa, spartana, ecologica, reattiva, etc. crea poi dei disadattati.
      Se troppi ragazzi sono come hai indicato, allora uno ragazzo o una ragazza che non siano a quello stato di grave incapacità, sarà quasi "disadattato".
      La componente sociale del vivere è caratterizzata da una certa attitudine alla gregarietà (le mode, ad esempio, ne sono una delle manifestazioni evidenti) ma la gregarietà è, quasi sempre, peggiorativa, livellante al basso, regressiva.

      E' molto più complicato gestire tutto ciò a livello ambientale, culturale, non è solo il personale.

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  7. le scuole dovrebbero essere schermate. niente internet, se non nelle sedi apposite, tipo aula lim.

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  8. Domanda: non si potevano lavare, i frutti di bosco?

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    1. Non dopo aver rotolato per tutta la cucina in cui nel post-merenda i ragazzi si accalcano a bere con le scarpe insabbiate :)

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    2. Capito!

      Comunque, qualcosa mi dice che la bimba starà attenta in futuro, eviterà di fare cadere maldestramente il cibo... o almeno spero.
      O forse, la mamma (o chi per essa) deciderà di non mettere i frutti di bosco, ma dare una merenda preconfezionata facile da aprire... Mah.

      In effetti, non c'è scampo. Non si può tenerli sotto una campana di vetro fino all'età adulta e poi sperare che di colpo sappiano destreggiarsi. Va insegnata l'indipendenza da subito, piano piano, a ogni età. Richiedere che i bimbi stessi facciano le cose.

      I giorni passati ero al torneo di hockey di mio figlio: in genere, tutti i suoi compagni piccoli (anni di nascita, 2008 e successivi) aveva il genitore servente che li aiutava a vestire. Io mi rifiuto di vestire da hockey mio figlio, escluso legare fermamente i pattini, deve sapere fare tutto da sé. Dello stesso parere la mamma di un suo amico. Infatti, loro due sono gli unici a vestirsi da soli. Per ora i pattini glieli leghiamo noi perché vanno stretti il giusto. Ma in allenamento lascio provare mio figlio, nel caso riaggiusto dopo. Se non provano, non lo faranno mai.

      Inoltre, quanti bambini si sanno allacciare le scarpe? O anche lì vanno tutti con le scarpe a strap?

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    3. Pochissimi sanno allacciare...ed é un segno anche questo, hai ragione.

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  9. Per me o c'è o ci fa e comunque ci prova

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