E' vero, torno sempre là. Ma mica vado io alla ricerca delle vicende amorose, son loro che mi trovano.
Ho saputo qualche giorno fa di un affair: sposata lei, separato lui. I due non volevano certo che la cosa salisse agli onori della cronaca, ma le bugie hanno le gambe corte. Qualcuno li ha beccati e ora io so. Come so io, sapranno altri, che (immagino e spero) eviteranno di rendere virale la questione. Se la grattino gli interessati.
Sicuramente il marito di lei ancora vive nell'oblio, ed è questo a farmi fremere un pochino le froge. Che si guardi a lui pensando "ecco quel poveretto...", mi causa un certo disagio.
Perchè di tutte queste faccende sentimentali/erotiche/coniugali mi salta all'occhio unicamente il tema del rispetto.
Ribadisco per l'ennesima volta che son stata oggetto e origine, in tempi diversi, di menzogne, tradimenti e altri irrispettosi inganni. Che proprio l'averli attraversati in prima e terza persona mi ha condotto al personale diktat secco ed incisivo: se rispetto non mento.
Certo che può accadere, ci mancherebbe. Di confondersi e invaghirsi, di scoprire che quel che si credeva amore non lo era affatto, di ritrovare vibrazioni e palpiti perduti.
Ma nel momento stesso in cui avverti lo sfarfallio e porti le mani al petto colto da stupore, la storia precedente è già morta e sepolta.
A quel punto, non si può star lì a tergiversare. A sezionare la nuova avventura per capire se sarà davvero l'idillio immaginato.
Già, perchè se poi non si rivela all'altezza? Se non dà alcuna garanzia di continuità e solidità (dato che per definizione l'avventura è indeterminata)? Si può fare marcia indietro, no?
Eh no.
Oddio, è all'ordine del giorno. Storia extraconiugale inconfessata finita malamente, pianti e stridor di denti, rientro nei ranghi a capo chino (e cosparso di cenere).
Io non capisco il senso. E' tutto lì sul tavolo, chiaro e ben allineato come un'equazione matematica. Che poi va bene, mi si parla dei figli, del dolore che all'altro si causa, dei genitori anziani e del lavoro precario. Tutto sacrosanto e lecito e umano.
Ma io chiamo questo: paura.
Perlomeno la mia, era squallida paura. Ho provato a camuffarla dietro a buone intenzioni, a raccontarmi che si chiamava abnegazione e sacrificio, ma squallida è rimasta, fino all'ultimo giorno.
E' che rispettandosi ci si libera.
Che liberandosi, si libera rispettosamente l'altro.
Che l'altro ha - eguale - diritto all'Amore.
eh... e li senti questi maritini una volta presi con le mani nella marmellata... ma amore è solo sesso, io ti amo!
RispondiEliminatuttavia pare che tener un piede in due scarpe sia un modo per far funzionare certi matrimoni. Poi non saprei dire, ognuno trova i suoi equilibri, personalmente la penso come te, rispetto. O c'è o ciao. nessun perdono
L'ho detto anche altrove...dove sussiste una forma di "accordo", o la cosa è stata sdoganata da entrambi...ottimo! Mica siamo qui a moraleggiare. Deve star bene a tutti e due però.
EliminaCoppie così io non ne conosco, ma pare esistano.
Si. Solo quella. Paura. E nient'altro.
RispondiEliminaCi sarebbero un sacco di però. Li ho tutti qui, in nell'ordine.
Ma non servono a niente.
Solo, forse, a mettere un cerottino, piccolo e malfermo, sulla bocca della coscienza.
"In bell'ordine...".
EliminaSgrunt.
Tu sei uno che vede...ti manca un niente Vip. E arriva quando meno te lo aspetti.
EliminaUn sorriso.
nelle situazioni bisogna starci
RispondiEliminaLo sai bene che parlo di cose in cui sono stata.
EliminaPrima sí che ero giudicante, alla cazzo.
Adesso provo solo un'infinita pena per tutte le parti in causa...
E dimmi, perché "nessun uomo molla la moglie"?
RispondiEliminaSono situazioni complicate e se non le si vive meglio non mettersi a sprecare parole inutili. Mi è capitato di venire a conoscenza di una storia simile; lui era il compagno di una mia amica.
RispondiEliminaSono stata così male per lei...