martedì 28 febbraio 2017

Attrezzi


Seguo passo passo due storie d'amore piene di tormenti.
Le seguo perchè stanno sulla mia strada e perchè mi si chiede di esser parte. Dovrei esprimere un pensiero, un'opinione, dovrei poter svelare una qualche verità dalla mia posizione passiva di mero osservatore. O forse, dovrei alleggerire, sgravare.
Ci provo. Ma inevitabilmente una parola citata me ne porta altre, da me sentite o pronunciate. Un gesto raccontato ne rianima un altro, che mi è appartenuto.
Allora mi accorgo di usare il mio filtro, ed è un filtro sporco, perchè di quelle parole e di quei gesti io conosco il dopo. Ma il mio dopo non sarà mai il loro dopo. Ogni dopo ha i suoi colori, la sua densità, la sua forza trasformante.
Mi colpisce l'infinita fragilità che si accanisce virulenta su persone più che adulte e all'apparenza solide, consapevoli di sè. Persone intelligenti e colte, riconosciute per le loro competenze professionali, per la loro capacità di entrare in empatia e dirmere questioni, conflitti. Persone "fatte e finite".
Ecco, queste persone al cospetto dell'Amore subiscono un crollo strutturale. Non sembrano neanche più capaci di tradurre messaggi - ai miei occhi - limpidi e diretti. E mi vien da dire se lui ti ha detto questo, come fai ad aver capito quest'altro? Oppure, se ha agito così, non ti sembra che le sue intenzioni siano chiare?
Fatico a tenere la guista distanza, a non ergermi a giudice. Fatico a non profetizzare finali rosei o catastrofici. Non so e non voglio consegnare i miei strumenti, i miei attrezzi, per smontare e rimontare ipotesi, destrutturare atteggiamenti, analizzare risposte.
Perchè, e io lo so bene, succede che da un giorno all'altro tutto si fa dolorosamente o felicemente chiaro. Senza bisogno di attrezzi e domande e risposte.

mercoledì 22 febbraio 2017

Io e lei

E' difficile spiegare un dolore alieno. Non puoi dire "piango perchè mi fa male un dente", o "piango perchè ho ricevuto una triste notizia". Lì vai sul concreto, la gente empatizza, comprende.
Dai dolori alieni invece si prende distanza.
Quelli, si acquattano. Li tieni buoni con le carezze date e ricevute, l'odore dell'erba, tempi lunghi e sgombri in cui far due schizzi su quello che verrà.
Ma basta un niente, una roba banale. E zac, saltano su pieni di zanne e artigli e ferocia.
Ieri m'ha preso il magone, perchè non credevo fosse ancora così la bestia. Un attimo ci è voluto, una stronzata senza importanza, e l'avevo già al collo.
Non mi ha ferita il suo morso, mi ha spezzata scoprire che è così forte. Che quasi sicuramente, resterà con me.
Mi é sembrata una tale condanna. Perché la bestia non la vuole nessuno, la bestia posso tenerla addosso soltanto io.
E l'idea di averla dentro, d'esser io, io e basta assieme a lei, m'ha fatto un male che non ricordavo da tempo. Un male di lacrime infinite, che non so neanche dove trovassero tanto posto, prima di scender giù.


domenica 19 febbraio 2017

Pubere me




Non so essere tiepida, moderata. Ho un nucleo pubere. 
Credevo che il tempo. O le ferite. O magari i numeri, la statistica.
Forse, c'è che mi piace fremere. C'è che a quel fremito ho voluto sempre lasciar spazio, che lì mi sono infilata quando tutto mi pareva ostile.
C'è che quando son stata senza, ho generato cataclismi e terremoti, pur di vibrare ancora.
L'assenza di alti e bassi, di slanci e speranze - di risate e malinconie - non mi è mai appartenuta. Sono per le cose che scombinano, spalancano, generano pieni e vuoti. Partire, far l'amore, sapido cibo, letture come pugni, luoghi che sgarfano dentro.
Così. Nutrire il fremito, cacciare il tepore. 

domenica 12 febbraio 2017

Ci sono eh

Sì, esisto ancora. Che poi mi scrivete i messaggi per dirmi che siete preoccupati e io mi commuovo.
E' che ti arriva una creatura così, e tu la desideravi fin da quando mettevi la maglietta con su Heidi e Peter e mangiavi la Girella. Ti arriva e scombina le cose, manda tutto sottosopra, ti fa dimenticare le cose poco belle. E di cose poco belle ce ne sono state davvero troppe ultimamente.
Oggi l'abbiamo portata nel bosco e annusava e mangiava le foglie e rincorreva la prima ape.
Ben arrivata Olli, io ti aspettavo da tanto.


La vita è così, stupisce

La vita è così, stupisce

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