martedì 28 ottobre 2014

Poesia

Avete capito? La poesia non è fuori, è dentro.
Cos'è la poesia? Non chiedermelo più.
Guardati allo specchio: la poesia, sei tu.
Innamoratevi! Se non vi innamorate, è tutto morto. 
Vi dovete innamorare e diventa tutto vivo, si muove tutto. 
Dilapidate la gioia, sperperate l'allegria.
E non cercate la novità, la novità è la cosa più vecchia che ci sia.
(Roberto Benigni, La tigre e la neve)

Lei mi guarda con occhi accesi, curiosi. Nello stesso tempo, anche se ci separa un'imponente scrivania, pare allungarsi verso di me, accarezzarmi. Soppesa, valuta, senza mai lasciarmi andare.
"Nonostante tutto questo sei qui", dice sorridendo. "Sai di essere un miracolo?"
E io penso che non voglio essere un miracolo. Perchè un miracolo è un evento straordinario, al di sopra delle leggi di natura. Io voglio essere sasso, carne, foglia, zolla. Qanto di più terreno e profano esista.


mercoledì 22 ottobre 2014

Pezzi di ricambio


Ci mise del tempo a crearla. Scovò pezzi di buona qualità, che garantissero una resa nel tempo. Capaci, a tener duro. Spazzati dalle piogge, pestati dal sole feroce di mezzodì, battuti dalla tramontana e dal maestrale. Tenaci.
Prese il celeste, poi del buon sangue, e dita svelte. Aggiunse passo lungo, respiro leggero ed infine calò con attenzione il serbatoio al suo interno. Quando ebbe finito, fece un passo indietro e la osservò soddisfatto. Poi si fermò. Si avvide d'un tratto del clamoroso errore. Come poteva essere accaduto?
Il serbatoio d'amore era senz'altro della misura sbagliata. Grande, enorme, sproporzionato. Occupava ogni spazio, non lasciava posto ad altro.
Provò e riprovò ad estrarlo, ma quello era già ben saldo a nervi, viscere e cartilagini. Rinunciò.
Ma quando fu il momento di avviarla, con una spinta dolce alla curva dei lombi, pregò.
Che la vita fosse clemente, con lei.

sabato 18 ottobre 2014

Tempo di regali


Sai che ti occorre tempo. E pensi che quel tempo dovrai riempirlo con qualcosa. Mentre pensi, le cose accadono. Poi ti chiedi se aveva senso star lì a pensare.
Doni. Che pare Natale.

Una canzone bellissima.
"sei nel centro 
ed ogni cosa sembra ti stia intorno 
sei davanti 
e tutto il resto è soltanto sfondo 
sei l'unica cosa che è a colori 
mentre il resto è in bianco e nero"

Un biglietto sulla porta.
La vicina di casa, con cui ieri osservavo sconsolata nubi e grigiore, lascia un sorriso e mi suggerisce "una piccola consolazione per i giorni piovosi". Solidarietà femminile. 

La prima lezione di italiano a dieci uomini che sanno dire "maestra", ma non riescono neppure a guardarmi in faccia. Pakistan, Afghanistan, Ghana. Hanno fatto così tanta strada per arrivare fin qui e trovare un banco, una lavagna, il mio impaccio pieno d'emozione.

M., classe quinta, mi consegna soddisfatta il suo testo.
"Tu, la mia maestra, non sei come le altre! Tu mi fai piacere le cose che non mi piacciono, tu mi sorridi anche se ti faccio perdere la pazienza. Mi piace di te l'aspetto che hai quando sei immersa, come in un altro mondo a parte..."

E una minestra di castagne, odor di vento, un pensiero bello, prima di dormire.

martedì 14 ottobre 2014

Limiti


A volte.
A volte vorrei che fossero ottanta.
Ottanta paia di ciabatte buttate, ottanta rime cucite e abbandonate, ottanta bronchiti curate, canzoni cantate, di notte alla luna.
Ottant'anni. E aver già passato tutto, arrivare dritta in fondo per sapere come va a finire.
Suona di resa, lo so. Perchè nel mezzo potrei farci di tutto: i pezzetti del Lego li ho sparsi sul tavolo, non mi resta che iniziare. Una torre, un treno, un recinto, un parco giochi. È facile, basta attaccare i mattoni giusti.
E in due è più bello. Ti passo questo, tu passami il giallo, grazie.
Vorrei che fossero ottanta.
Le ore per costruire una casina verde. Con veranda e panchetta, per concerti di grilli e dita intrecciate.

lunedì 6 ottobre 2014

Buio


I have some scars from where I've been
You've got eyes that can see right through me
You're not afraid of anything they've seen

If there is a light
You can always see
And there is a world
We can always be
If there is a dark
That we shouldn't doubt
And there is a light
Don't let it go out

Song for someone, U2

Siamo stati capaci di fermare il tempo. Mani sulla faccia, a berci dagli occhi la paura del buio. Questo sono io, prendimi, questa sono io, mi vuoi?
Si. E sì.

venerdì 3 ottobre 2014

Piove


È vero, che piove sul bagnato.
Torno da scuola, ubriaca di stanchezza e senza pace, nè terra.
Guido prudente, perchè sento di non avere riflessi buoni. Rotonda, rettilineo, rotonda, rettilineo. Rallento, mi fermo alla precedenza, in coda. Chiudo gli occhi, tiro fiato.
Un colpo secco da dietro mi spinge con forza qualche metro in avanti. Intanto la fila avanza, ed evito il disastro collettivo per un pelo. Rimane da valutare l'entità del danno individuale.
Scende lui, scendo io.
"Scusami ", dice "oggi non ci sto con la testa". Allora siamo in due, vorrei rispondere.
Guardiamo assieme il retro del mio povero vecchio Peugeot. Il paraurti giocattolo di un'auto giocattolo ha di buono che giocosamente rimbalza come al luna park.
Nessun danno, pare. Mi lascia il biglietto da visita, si raccomanda di chiamarlo se dovessi avere problemi.
Torno al volante completamente doppata. L'adrenalina mi fa questo effetto. D'istinto prendo in mano il telefono: ho bisogno di dire, condividere, metter fuori la paura e riderci su. Poi lo poso, caccio via una lacrima, ingrano la prima. Calma Gioietta, stai calma, non è successo niente.

Ora sono proprio stanca, e mi fa un pò male il collo. Due mani sante mi hanno fatto una camomilla e dopo il Toblerone credo proprio che proverò a dormire.

mercoledì 1 ottobre 2014

Alto fragile


Devo fare i conti adesso. Costi, ricavi, lordo, netto.
Non tornano mai. Quanto male ho raccolto? Quanto ne ho seminato? Quanto dovrò attraversarne, per pareggiare i conti?
L'altro giorno un amico mi scrive "tutto il bene che dai, anche se non sai in che forma e quando, tornerà a te".
Vale anche per il male, per il dolore? 
Ad un certo punto della mia vita, ho capito che tutto quello che pensavo immutabile, certo, solido, si poteva portar via, con una passata di straccio. Niente più "per sempre". Aprivo la porta su un mondo spurio, crudo: omissioni, silenzi, paura, bugie. 
A volte penso che dovrei ringraziare, benedire quel momento. Perchè non puoi vivere sottovetro, perchè noi siamo bene, male, luce, buio. E prima ci è chiaro, meglio è.
Ho fatto di tutto per ripristinare il sistema, per tappare la falla. Volevo intensamente e con tutte le mie forze tornare sotto le coperte. Ma quando vedi fuori, l'orrore e la meraviglia, il brulicare frenetico, le esplosioni e i buchi neri, la coperta tira. Non ti basta più. 
Ho finito per arrendermi e ammettere la mia pochezza, i miei umani limiti: mi sono esposta, pelle e cuore. Più intera, di sicuro, ma di vetro.
E allora anch'io ho omesso, mentito, nascosto. Tradito. Letto rabbia e dolore su un volto che ormai, confondevo con il mio.
Potevo fare altrimenti? No, in quel momento.
E adesso, adesso che sono di vetro e lava, potrei ripetermi? Meschina e ipocrita mai più. Tocca provare, infilare, indossare, per scegliere di scucire e dismettere.
Sarà anche abusata, lisa e vuota la parola "verità", ma quando provo a seminarla mi bracca cattiva, e morde semza pietà. 

La vita è così, stupisce

La vita è così, stupisce

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